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“2.000 € al mese per restare viva!” L’incubo di una paziente e la sua lotta per il Servizio sanitario nazionale

I farmaci più innovativi – spesso quelli più efficaci – costano quanto un gioiello o un orologio di lusso, e non è accettabile. Dietro prescrizione medica, la signora affetta da una malattia neurodegenerativa che ha scritto alla testata online Fanpage, lo ottiene gratuitamente, ciò che l’ha portata a considerare: “Ricevo queste medicine senza pagare un euro, perché vivo in un Paese che si è dotato di un Servizio sanitario nazionale”. Effettivamente l’approccio universalistico alle cure (cosa non scontata, basti pensare al sistema sanitario statunitense) è garantito dalla nostra Costituzione, all’articolo 32. Certo, la donna riconosce le “enormi lacune”, e secondo noi è anche un eufemismo, visto che “va sempre peggiorando”, come lamenta la stessa autrice della lettera. In questa missiva a Fanpage ha raccontato la sua giornata tipo alla ricerca di un farmaco iniettabile che costa oltre i duemila euro, per la precisione 2.035,31 euro: “Un prodotto di lusso”, scrive la signora, non senza un meritorio velo di ironia. (Continua a leggere dopo la foto)
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Si tratta di siringa pre-riempita del prezioso farmaco, ch’ella dovrà iniettarsi a cadenza mensile. Ora, pensiamo se non esistesse il Servizio sanitario nazionale: come farebbe la stragrande maggioranza della popolazione, pressoché la totalità a dirla tutta, a sostenere una spesa di duemila euro al mese, solo di medicine? Ecco l’importanza di avere un sistema sanitario di competenza statale, nonostante la deriva aziendalistica delle strutture sanitarie, i criteri manageriali con cui vengono dirette le aziende sanitarie, i tagli alla Sanità endemici nei governi degli ultimi trent’anni e la carenza cronica di personale. Il resto della lettera racconta le peripezie per ottenere il farmaco, anzitutto perché può essere consegnato solo dalla farmacia interna all’ospedale che ha in cura la donna, e solo al paziente in persona; racconta le corse a casa per posare la siringa nel frigorifero; le difficoltà a conciliare tutto questo con gli orari di lavoro

Dopo lunghe peripezie, “alla fine arrivi davanti a una porta che magicamente si apre con una spinta e lascia intravedere un camice bianco. Ecco, sei arrivata, puoi varcare la soglia e consegnare la tua ricetta rossa”. Insomma, “Un sistema con enormi lacune, che aumentano sempre più e che sembra destinato a peggiorare. Esattamente come me”. Altri passaggi della lettera trattano della varia umanità che si incontra durante queste disavventure sanitarie.
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