Un nervo scoperto per il quale, in Lombardia, comincia a trapelare un certo nervosismo. Tanti soldi spesi a fronte di un numero ridottissimo di pazienti: questa la ricostruzione che sta venendo alla luce in queste ore intorno alla struttura ospedaliera della Fiera di Milano, annunciata in pompa magna per la rapidità con cui era stata costruita, in piena emergenza, ma traffica poco o nulla. La capienza doveva essere di 500 posti letto, poi ridotti a 200. Oggi, all’interno sono ricoverate soltanto tre persone e tanti residenti gridano allo spreco.
Stando a quanto riportato da Repubblica, all’interno della struttura ci sarebbero soltanto tre persone con 8 mila metri quadrati a disposizione. Il tutto a fronte di un investimento da 25 milioni di euro, coperto in parte grazie alle donazioni di privati. Dalla sua inaugurazione, l’ospedale ha ospitato la bellezza di 13 pazienti per un costo a paziente di appena due milioni di euro. In totale i ricoverati in terapia intensiva della Regione sono 297.
A far discutere è anche l’ipotesi che l’ospedale, ormai inutile, possa essere chiuso a breve. La Regione Lombardia ha per ora smentito una chiusura entro due settimane, ipotesi che aveva iniziato a circolare nelle ultime ore, e continua a difendere la scelta della costruzione, sostenendone l’importanza in una situazione di piena emergenza sanitaria. Ma in tanti puntano il dito contro il governatore Attilio Fontana, sottolineando come nel frattempo a Bergamo e Napoli siano stati messi in piedi edifici funzionanti senza tanta pubblicità ma con grande efficienza.
La struttura è stata ultimata ed è entrata pienamente in funzione proprio mentre l’emergenza sanitaria andava attenuandosi, in una delle Regioni più colpite d’Italia. Con il risultato che la struttura da 25 milioni, edificata in soli 10 giorni, ha assunto l’aspetto surreale di uno spazio enorme e deserto. Un totem da mostrare per ribadire l’impegno della Lombardia nella lotta al Covid, con ogni mezzo. Servito però, di fatto, a poco e nulla.
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