Ancora alla ricerca di una leadership e di un futuro tracciato davanti agli occhi, i Cinque Stelle sono sempre più vicini all’implosione. Dilaniato da feroci faide interne e ormai altro rispetto al Movimento di piazza che prometteva di spazzare via la casta politica italiana, il partito sembra ormai una trottola costretta a giri sempre più vorticosi, in un crescendo di confusione e tensioni. E il tentato blitz di alcuni parlamentari contro il premier Giuseppe Conte rischia di essere interpretato come il più classico presagio: “È iniziata la tempesta”, ora si salvi chi può.
Il braccio di ferro più evidente, all’interno del Movimento, è quello tra Di Maio e Conte. Difficile non associare l’iniziativa di una cinquantina di parlamentari che hanno provato a silurare la riforma dell’intelligence italiana voluta dal premier con il nome del ministro degli Esteri, che pure nega ogni responsabilità. Sarebbero stati in particolare due suoi fedelissimi, Carlo Sibilia e Angelo Tofalo, a prendersi la responsabilità dell’iniziativa, coinvolgendo più persone possibili. L’Avvocato del Popolo ha risposto a suo modo, imponendo un aut aut: “Qualora il voto sul futuro leader pentastellato fosse affidato alla piattaforma Rousseau, almeno 30 tra deputati e senatori sono pronti a lasciare il partito”. Tutti, ovviamente, contiani doc.
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Conte vuole rinviare, quindi, il momento della sfida direttamente agli Stati Generali. Quando le elezioni Regionali saranno ormai alle spalle, con tutte le conseguenze del caso a seconda dell’esito, e con gli schieramenti definiti. In campo scenderanno sicuramente Di Maio e Di Battista, il premier è la mina vagante che tutti temono. E contro il quale, non a caso, è iniziato il fuoco amico. Da qui la prova di forza di Palazzo Chigi: Conte ha fatto capire agli altri di avere a sua volta truppe preziose pronte a seguirlo fino in fondo. Ogni ulteriore tiro mancino dovrà tener conto di questo schieramento.
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Resta, per Conte, la grana Copasir: davanti al Comitato il premier sarà chiamato a chiarire paternità e dinamiche della riforma dei servizi segreti, passaggio inserito in sordina all’interno di un dl nato teoricamente per contrastare la crisi figlia del Covid-19. Il presidente del Consiglio si troverà di fronte la capogruppo Cinque Stelle Federica Dieni, prima firmataria dell’emendamento che ha tentato di abolire la norma e pronta a interrogarlo sull’accaduto. Un passaggio delicato e che lascia già intravedere pericolose scintille.
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