Nonostante le intenzioni dichiarate nel suo discorso d’insediamento, con l’ideale continuazione dell’esortazione di Liliana Segre a rispettare la data del 25 aprile ampliandolo anche al giorno dell’Unità d’Italia, il 17 marzo, Ignazio La Russa torna a far scandalizzare per le sue ammiccate al fascismo storico e non solo al post fascismo.
L’intervista che ha concesso a La Stampa lo vede rispondere in modo discutibile alla domanda sulla sua intenzione di festeggiare o meno il giorno della Liberazione dal nazifascismo.
E lui risponde: “Dipende. Certo non sfilerò nei cortei per come si svolgono oggi. Perché lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa di completamente diverso, appannaggio di una certa sinistra”.
Diverse le reazioni da parte dell’opposizione, alla quale il neo presidente del Senato replica in giornata: “Chiedo cortesemente di leggere non il titolo volutamente fuorviante de La Stampa ma il testo della mia intervista correttamente riportata dal giornalista Paolo Colonnello e correttamente ripresa da alcune agenzie in cui emerge chiaro il mio rispetto per la ricorrenza del 25 aprile, tanto da averlo celebrato da ministro della Difesa. La mia contrarietà è semmai solo al modo in cui finora si svolgono molti cortei che lungi dal celebrarlo, ne fanno una manifestazione appannaggio della sinistra. A chi strumentalmente si ferma a leggere il titolo errato e ignora le mie parole, dopo questa mia nota, sarò invece costretto a riservare, a differenza delle mie abitudini, una risposta nelle sedi più opportune a tutela del ruolo che ricopro. Da oggi ho dato mandato che questa sia la regola per chi traviserà parole e fatti che mi riguardano”.
A parte questa polemica, però, dall’intervista a La Stampa emergono altre dichiarazioni discutibili. Il giornalista chiede se lui, come Giorgia Meloni, abbia mai avuto simpatie per il fascismo.
La risposta non si presta a interpretazioni: “Non mi sono posto il problema, la mia scelta per la libertà e le democrazie è sempre stata totale. Sul riconoscere il valore del 25 aprile non c’è stato bisogno di coraggio, ma semplicemente di memoria. Con Pinuccio Tatarella e Gianfranco Fini ho contribuito a scrivere le tesi di Fiuggi, ed era il 1995! Già allora riconoscemmo il valore della lotta per la Libertà. Con una importante annotazione che riguardava una parte di quella Resistenza, la parte comunista che non lottava per restituire all’Italia libertà e democrazia ma per un sistema certo non migliore di quanto era avvenuto col fascismo. Non ho avuto difficoltà come ministro della Difesa a portare una corona di fiori al monumento dei partigiani al Cimitero maggiore di Milano. E non era un atto dovuto”.