Simone Pillon non è più un senatore della Lega. In quel ruolo era divenuto famoso, soprattutto sui social network, a causa della sua feroce opposizione al ddl Zan sui diritti delle persone lgbtq. Battaglia vinta in quel caso da Pillon con l’affossamento di quel provvedimento a Palazzo Madama. Ora che non siede più nel palazzo, il leghista è tornato a svolgere il suo mestiere di avvocato. Ed è in questo ruolo che ha deciso di dare mandato ai suoi legali di querelare decine di persone che gli hanno rivolto insulti e minacce sui social in questi anni. La richiesta è di seimila euro, se si accetta di pagare subito prima di andare a processo, altrimenti si rischia di pagare 10 o 20mila euro.
“Ci sono sentenze della Cassazione che dicono che disumanizzare una persona, ad esempio dandole del verme, integra il reato di diffamazione”, spiega uno degli avvocati di Simone Pillon per motivare l’invio di decine di lettere a privati cittadini con cui si chiede un risarcimento di seimila euro. “Omuncolo”, “Sei viscido”, “Vomitevole”, “Torna nella tua caverna”, sono solo alcuni degli insulti che avrebbero intaccato quella che lo stesso Pillon definisce la sua “illibata reputazione”.
C’è poi il caso di una donna che, amareggiata per la bocciatura del ddl Zan, aveva scritto: “Sei tu il primo ad essere omosessuale, ma non lo ammetterai mai. E ti vesti da bestia di Satana negando l’amore a chi più di te sa amare. Bestia. Fai schifo”. Lei intanto si è pentita: “Ero arrabbiata con la situazione, con tutta quell’esultanza in parlamento”, ma questo non le ha evitato una richiesta di risarcimento.
“Facciamo la stessa cosa che ha fatto l’associazione ‘Odiare Costa’ con gli insulti rivolti al capitano della Sea Watch Carola Rackete”, provoca un altro avvocato di Simone Pillon, paragonando il suo assistito alla capitana tedesca che sfidò Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno.
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