Il primo decreto varato dal governo Meloni contiene anche una nuova norma sull’ergastolo ostativo. Il divieto cioè per chi si è macchiato di reati gravissimi di ottenere sconti di pena se si è stati condannati all’ergastolo. Decreto però a rischio perché sotto la scure della valutazione della Corte Costituzionale. La Consulta infatti già in passato si era espressa sull’argomento, emanando un’ordinanza con cui si dichiarava l’illegittimità dell’ergastolo ostativo e si invitava il legislatore ad adeguarsi al principio rieducativo della pena. Principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione. Peccato che il governo guidato da Giorgia Meloni abbia fatto quasi il contrario.
Niente ergastolo ostativo nemmeno per i reati di mafia, terrorismo e associazione a delinquere, come vorrebbe invece il governo Meloni. È quanto sostiene l’avvocato Giovanna Beatrice Araniti durante l’udienza pubblica della Corte Costituzionale di martedì 8 novembre. “La funzione rieducativa della pena deve valere per tutti i detenuti”, sostiene la Araniti.
“Questo decreto legge sancisce la morte del diritto alla speranza. – prosegue nella sua arringa l’avvocato Araniti – E spero che la Corte lo dichiari incostituzionale, con una decisione che vada verso un nuovo umanesimo giudiziario”. Il decreto del governo prevede infatti che anche i condannati per reati gravi possano ottenere sconti. Ma a condizione di aver scontato almeno 30 anni di pena, di aver risarcito le vittime e di poter dimostrare di non avere più alcun rapporto con la criminalità organizzata.
Di parere opposto rispetto all’avvocato Araniti si dimostra invece l’avvocato dello Stato, Ettore Figliolia, secondo il quale il suddetto decreto è perfettamente “legittimo e il legislatore governativo è stato pedissequo rispetto a ciò che ha stabilito la Corte Costituzionale con la sua ordinanza del 2021”. La richiesta di Figliolia è dunque quella di rinviare alla Corte di Cassazione gli atti del procedimento sull’ergastolo ostativo.
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