Roberto Saviano, scrittore e autore che vive sotto scorta per le minacce ricevute dai vertici della camorra, sta affrontando un processo per aver criticato Meloni e Salvini. All’esterno del tribunale di Roma ha voluto leggere un testo indirizzato ai media e al pubblico.
“Mi ritrovo oggi qui, rinviato a giudizio per aver criticato in modo radicale due dei politici, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che ho ritenuto maggiormente responsabili di una costante e imperitura propaganda politica fatta ai danni degli esseri umani più disperati, più deboli e più incapaci di difendersi: i profughi”.
Accusato di diffamazione, Saviano è imputato perché nel corso di una trasmissione tv ha criticato aspramente Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Mi trovo di fronte a “una propaganda che non si limita ad attaccare persone in cerca di salvezza lontano da paesi martoriati da guerre, povertà e desertificazione, ma fa di più: si scaglia con violenza anche contro le ONG operanti nel Mediterraneo, che con le loro imbarcazioni raccolgono donne, bambini e uomini dal mare, un attimo prima che questo si trasformi nella loro tomba. Un attimo prima che anneghino. Un attimo prima che muoiano di fame, di sete, di freddo, ustionati dalla benzina dei motori dei loro barchini. Un attimo prima, perché un attimo dopo è già troppo tardi. Un attimo segna il confine tra la vita e la morte”.
Ha proseguito: “Mi ritrovo oggi in quest’aula, e ritengo singolare che uno scrittore sia processato per le parole che spende, per quanto dure esse siano, mentre individui inermi continuano a subire atroci violenze e continue menzogne. Ma in questo vedo anche un’opportunità. L’opportunità, in questo processo, non è per me, ma perché ho fiducia che si possa finalmente esorcizzare la più subdola delle paure e cioè che avere un’opinione contraria alla maggioranza significhi avere un’opinione non legittima, e che quindi avere un problema con la maggioranza di questo Governo significhi avere un problema con la giustizia”.
Conclude Saviano: “Ciò sarebbe gravissimo e confermerebbe un’ipotesi. Che questa maggioranza politica intende condurci verso quell’orizzonte chiamato dai sociologi ‘democratura’ una democrazia che tiene in piedi la sua forma elettorale quale unico spazio di critica formale, ma che poi sulle sue figure più esposte e simboliche si abbatte a suon di querele e con infiniti rituali di aggressione alla reputazione”.