Una delle riforme bandiera del governo Meloni, come annunciato dalla campagna elettorale, sarà quella di eliminare il Reddito di cittadinanza, misura introdotta dal governo gialloverde del Conte I, con il benestare della Lega.
Sebbene ci sia una voragine nel bilancio italiano, questa non potrà essere tutta compensata dalla totale eliminazione della misura, che garantisce uno stile di vita minimo a persone che davvero non possono lavorare.
Non solo, la neoministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha dovuto informare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che non tutti coloro che restano fuori dall’impossibilità di lavorare siano poi realmente “occupabili”, come la presidente li ha definiti.
Non esistono numeri specifici, ma quelli di Giorgia Meloni si riferiscono all’ultimo rilevamento dell’Anpal. Dunque i cittadini “occupabili”, al netto di quelli che andranno ulteriormente titolati, dovrebbero essere circa 830 mila percettori attuali del reddito.
Il numero è stato calcolato secondo il Corriere della Sera, su coloro che sono “tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro presso i centri per l’impiego”, 660 mila persone secondo l’Anpal, più 173 mila percettori già occupati, ma con un salario talmente basso da dover essere integrato dal sussidio.
Sono queste, secondo il Corriere della Sera, le 830 mila persone circa che “verrebbero colpite dalla stretta che il governo deciderà con il disegno di legge di Bilancio 2023 che dovrebbe essere esaminato nelle prossime ore dal Consiglio dei ministri. In pratica, uno su tre dei circa 2,5 milioni di beneficiari dei sussidio”.
Secondo la prima proposta di Meloni, quelli che dovrebbero perdere l’importante sussidio lo potrebbero fare alla prima scadenza. Ma la stessa ministra del Lavoro vorrebbe optare per misure più graduali. Vedremo chi la spunterà, ma il tempo stringe.