Giorgia Meloni soffre di sindrome dell’assedio ed è legittimo porsi la domanda sul fatto che abbia un problema con l’informazione, nonostante rispondere alle domande dei giornalisti sia un suo preciso dovere e non una concessione. Ragionamenti legittimi dopo il fuori programma con i giornalisti alla conferenza stampa di oggi.
È la tesi di Stefano Cappellini, pubblicata su La Repubblica. “Meloni ha cercato di troncare la conferenza stampa sulla legge di bilancio, limitando il tempo dedicato alle domande dei cronisti. Non una novità, peraltro, dato che anche in altre precedenti occasioni aveva lasciato pochissimo spazio alla fase del confronto”.
“È un problema di agenda o proprio un’indisposizione?” si domanda Cappellini.
“Se è un problema di agenda, si tratta di modulare meglio il tempo a disposizione: meno spazio ai comizi iniziali e più al confronto aperto”.
“Se invece, e sarebbe decisamente più grave, c’è anche una indisposizione al libero esercizio dell’informazione, occorre che la presidente del Consiglio se ne faccia una ragione: il suo ruolo le impone di essere pronta e preparata a rispondere a tutte le questioni che le vengono poste”.
Quello che “non le è consentito”, secondo Cappellini, è “scambiare le domande sgradite per aggressione, come quando a un cronista ha risposto: ‘È una vita che mi volete insegnare le cose'”.
Allo stesso modo non sono utili le allusioni, come quella che le è scappata questa mattina:”Non eravate così coraggiosi in passato”.
Questo per Cappellini è l’evidenza dell’impreparazione “alla funzione che ricopre”. Tra l’altro, in quanto allusione, risulta contraddittoria una frase grave come questa senza che poi questa sia accompagnata da nomi e riferimenti concreti.
La tesi conclusiva del commentatore politico di Repubblica è che gioverebbe al Paese
“se Meloni si liberasse di questa sindrome dell’assedio, vera o simulata che sia”. Perché la presidente “ha vinto le elezioni, ha la piena legittimità a dispiegare il suo programma”.
Superi l’equivoco, Meloni: “informare i cittadini, verificare i fatti, individuare contraddizioni o punti deboli – in una espressione: controllare il potere – resta una delle funzioni primarie del giornalismo. Nei paesi democratici”.