Giorgia Meloni ha annunciato di voler mutilare prima e abolire poi il reddito di cittadinanza già dalla legge di bilancio e così fioccano le proposte per spostare qua o là i recettori del reddito, freddamente categorizzati dalla presidente come “occupabili”.
L’ultima proposta in ordine di tempo è pervenuta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha commissionato una ricerca sui percettori tra i 18 e i 29 anni.
Il ministro ha definito i risultati della ricerca “sorprendenti e inquietanti”, e a questo punto ha calato la sua proposta, che non rinuncia nemmeno alla discussa retorica sul quel “Merito” presente nella sua delega: “la parola Merito nella visione mia e del governo non sia un orpello retorico, ma costituisca un preciso indirizzo politico”.
Sulla ricerca: “In Italia ci sono 364.101 percettori di reddito di cittadinanza nella fascia compresa tra i 18 e i 29 anni. Di essi, abbiamo scoperto che ben 11.290 possiedono soltanto la licenza elementare o addirittura nessun titolo, e altri 128.710 soltanto il titolo di licenza media. Ebbene, noi riteniamo si debba prevedere l’obbligo di completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale nel caso di persone con titolo di studio superiore ma non occupate né impegnate in aggiornamenti formativi, pena in entrambi i casi la perdita del reddito, o dell’eventuale misura assistenziale che dal 2024 lo sostituirà”.
Spiega il ministro: “Questi ragazzi preferiscono percepire il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita. Il reddito collegato all’illegalità tollerata del mancato assolvimento dell’obbligo scolastico è inaccettabile moralmente. Significherebbe legittimare e addirittura premiare una violazione di legge”.
Prosegue Valditara:”Anche la percezione del reddito da parte di un giovane che ha titoli di studi superiori, non ha impedimenti personali o famigliari, ma non cerca un lavoro, né investe in formazione su sé stesso, non è sostenibile economicamente e culturalmente. Un ragazzo non può consapevolmente rinunciare a coltivare i suoi talenti in qualunque forma ed essere contemporaneamente pagato dallo Stato”.
Conclude il ministro: “La Grande Alleanza per la Scuola e per il Merito che ho lanciato implica, come tutte le alleanze, il principio di responsabilità. Non c’è merito senza responsabilità. Sento dire che tagliare il reddito sarebbe disumano, a me pare disumano convivere con l’illegalità, calpestare il diritto allo studio, educare i ragazzi al mantenimento a spese della società piuttosto che a credere in loro stessi e alla possibilità di migliorare le loro condizioni di vita”.