Al funerale di Stato per Roberto Maroni, a Varese, c’erano le tre e anche quattro versioni della Lega che coesistono tutt’oggi, non senza fortissimi mal di pancia.
Perché, per esempio, come si apprende dal retroscena che oggi si legge su La Repubblica, l’ex presidente della Regione Lombardia, non si era mai iscritto alla Lega per Salvini premier. Era della vecchia guardia, con i fondatori Umberto Bossi, assente dal funerale per motivi di salute, Pini, Stucchi e Fava gli altri.
C’erano quelli messi nel dimenticatoio, come Borghezio, e l’ex fedelissimo portavoce di Salvini, Gianluca Savoini, finito nel fango delle inchieste dei fondi russi.
A Varese, oltre al defunto Maroni, hanno ricevuto grandi applausi solo Giancarlo Giorgetti, nato non lontano da qui e, molti meno applausi per una commossa Giorgia Meloni.
Qualche condoglianza e zero applausi per Matteo Salvini, che sembra aver perso del tutto il consenso popolare.
E che ne fa una delle sue. Un uomo lo avvicina chiedendogli un selfie e porgendogli un pappagallo trovato lì che gironzolava sperduto. Il solito pasticcio pop à la Salvini è servito. Anche al funerale di Maroni.