“I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo non li possiamo fermare con una mano, tantomeno con una carta geologica, che non è una bacchetta magica. Lo strumento però, consente di conoscere il territorio nel modo migliore per poterlo difendere. È un’infrastruttura scientifica necessaria, un patrimonio informativo, culturale e scientifico a disposizione della comunità, indispensabile alla salvaguardia della vita dell’uomo”.
Lo afferma Maria Teresa Lettieri, responsabile in Ispra del servizio per la Geologia strutturale e marina, in un’intervista a La Repubblica.
Le carte geologiche, però devono essere aggiornate, laddove sono presenti, e il territorio va mappato per poter anticipare i disastri e lavorare alla prevenzione.
E invece lo Stato taglia i fondi, come al solito: “Abbiamo messo da parte 5 milioni per il 2023, dopodiché senza un rifinanziamento il progetto si ferma di nuovo”, conclude con amarezza la sua intervista Lettieri.
L’ex ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si era impegnato a trovare le risorse, ma poi si è dovuto fermare. E il suo successore del governo Meloni, Gilberto Pichetto Fratin? Ha testimoniato buona volontà, ma di fatto i soldi per questo non sono compresi in manovra.
La conseguenza è che l’Italia è mappata solo per metà sul rischio idrogeologico, e alcune di queste mappe, come quelle siciliane, sono vecchie di cento anni. Poi, però, lo stato indice il lutto nazionale.