È stato individuato il camionista responsabile dell’investimento mortale dell’ex campione di ciclismo Davide Rebellin. Si tratterebbe di un cittadino tedesco di 50 anni, individuato grazie alla collaborazione tra carabinieri e polizia tedesca. Dopo l’incidente, avvenuto il 30 novembre, l’uomo aveva fatto perdere le sue tracce. È stato denunciato a piede libero, ma non posto in stato di fermo, perché il codice tedesco non prevede il reato di omicidio stradale. Si apprende anche che al camionista era stata ritirata la patente nel 2014.
Secondo quanto si apprende, i carabinieri sono riusciti a risalire alla targa del camion che ha investito Davide Rebellin dopo aver raccolto ed esaminato numerosi filmati girati sia dalle telecamere del ristorante ‘La Padana’, sia dalle telecamere di diversi caselli autostradali. Tutta questa quantità di dati è poi stata incrociata con le testimonianze, fino a quando si è arrivati a individuare la targa del camion che è risultata essere tedesca. A quel punto, le autorità italiane hanno avvertito e attivato anche l’Europol oltre alla polizia tedesca.
“Gentile direttore, la tragica scomparsa di Davide Rebellin impone per l’ennesima volta il tema della sicurezza stradale. – questa la lettera inviata alla Gazzetta dello Sport dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini – Da 41 giorni ho l’onore di guidare un ministero importante e complesso come il Mit, e tra i vari dossier c’è quello dedicato al codice della strada e all’impegno per scongiurare incidenti. Un tema serio e che non merita di essere banalizzato. I dati Istat offrono una fotografia preoccupante. Il record degli incidenti in valore assoluto si registra a Roma e poi a Milano, ma tra il 2020 e il 2021 l’incremento della mortalità è stato dell’11,1% con alcune città che meritano particolare attenzione: le vittime sono cresciute del 133% a Messina, dell’85,7% a Firenze, del 54,5% a Catania. Tremendi i numeri dei monopattini: tra il 2020 e il 2021 l’incremento dei sinistri fa segnare +272,52%. Evidentemente, servono provvedimenti per alimentare quella cultura della sicurezza richiamata sulla Gazzetta dello Sport di ieri da Urbano Cairo e che le associazioni dei ciclisti hanno invocato nella lettera inviata al Capo dello Stato. Come Mit, oltre a valutare una eventuale riforma del codice della strada su cui stanno ragionando i tecnici (l’obiettivo è tutelare gli utenti più a rischio, proprio come i ciclisti), è già partita una campagna di sensibilizzazione sui social che sarà intensificata nel periodo natalizio. È un’iniziativa che ho ereditato: ne faremo altre”.
Per Salvini, inoltre, “è fondamentale una ricognizione sulla qualità delle infrastrutture, a partire dalle strade, perché anche la buca più banale può rivelarsi una trappola mortale soprattutto per chi si muove su due ruote. Il mio obiettivo è liberare energie e risorse, per evitare che gli interventi (perfino quelli più semplici) siano soffocati dalla burocrazia. Più buonsenso, meno lentezze. Il richiamo alla ragionevolezza vale per tutti, anche per evitare l’eccessiva avventatezza nella realizzazione di piste ciclabili inadeguate, che sono tutto tranne che sicure: ci sono casi di percorsi ricavati solo con qualche pennellata sull’asfalto, in mezzo a strade trafficate, per poter dire “c’è la corsia dedicata alle bici” senza che ci sia reale tutela per le due ruote”, conclude.
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