Eva Kaili è la protagonista indiscussa fino a questo momento dell’inchiesta Qatargate aperta dalla procura di Bruxelles. La Kaili, parlamentare greca iscritta nelle file dei Socialisti, ricopriva infatti fino a poche ore fa il ruolo di vicepresidente dell’Europarlamento. I giudici belgi hanno confermato il suo arresto perché accusata di “corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione ad un’organizzazione criminale”. Rilasciato invece il padre della Kaili, fermato mentre cercava di lasciare un albergo della capitale belga con una valigia piena di contanti.
Secondo la procura di Bruxelles ci troviamo di fronte a un “sospetto versamento di importanti somme di denaro e l’offerta di regali significativi (da parte del Qatar, ndr) a terzi aventi una posizione politica e/o strategica tale da permettere, in seno al Parlamento europeo, di influenzare le decisioni del detto Parlamento”. Accuse gravissime, insomma, che coinvolgono anche altri parlamentari e portaborse del Parlamento. Ma chi è Eva Kaili?
Paolo Valentino del Corriere della Sera prova a tracciarne un ritratto. La sua carriera politica prende il via nel 2004 quando i vertici del Pasok, il Partito socialista greco, la scelgono come volto da contrapporre alla candidata di Néa Dimokratia, il partito conservatore, Eleni Rapti, alla quale somiglia molto. Fino a quel momento la Kaili era una giornalista, conduttrice del canale Mega Channel. Prima esperienza politica che si rivelò però fallimentare, visto che risultò la prima dei non eletti a Salonicco.
In quell’occasione l’allora leader dei socialisti, Georgios Papandreu, venne eletto sia a Salonicco che a Patrasso, ma optò per la prima lasciando senza poltrona proprio Eva Kaili che se la legò al dito. Tre anni dopo riuscì ad essere eletta con oltre 100mila preferenze e da quel momento divento una delle principali avversarie interne di Papandreu. Premier che cadde nel 2011 anche per la presa di posizione della Kaili in Parlamento: “Al di sopra dell’interesse personale o di partito devo mettere quello nazionale. Io voterò contro di te”.
Nel 2014 arriva l’elezione al Parlamento di Bruxelles. Carica riconfermata nel 2019 con l’ascesa verso la vicepresidenza per occuparsi proprio di rapporti con il Medioriente. Di lei tutti ricordano l’impegno ininterrotto nella difesa di diritti umani e nella lotta alla corruzione. Poi però arrivano le sue dichiarazioni troppo spinte in difesa del Qatar che ha definito “Paese all’avanguardia nei diritti dei lavoratori”. Risale a soli dieci giorni fa la sua iniziativa di votare a favore della liberalizzazione di visti d’ingresso nello spazio Schengen per i cittadini qatarioti, pur non facendo parte della Commissione Giustizia. Un atteggiamento più che ambiguo che ha evidentemente insospettito i magistrati belgi. La fine miserevole della carriera politica di Eva Kaili è racchiusa poi tutta in quella valigia con 750mla euro in contanti che il padre stava cercando di far sparire.
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