È di recente pubblicazione il censimento Istat che analizza la composizione e l’andamento della popolazione italiana nel 2021. I dati mostrano il progressivo calo della popolazione italiana che a fine 2021 ammontava a 59.030.133 in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 residenti). La riduzione della popolazione è da attribuirsi in parte alla riduzione degli stranieri residenti che sono -141.178 rispetto al 2020 e in parte al naturale saldo negativo che deriva dalla riduzione progressiva delle nascite nel corso degli anni.
Il nostro Paese, oltre ad essere sempre meno popolato, diventa sempre più anziano, l’età media della popolazione è passata a 46 anni contro i 43 del 2011 e gli over 65 ammontano a circa 13,9 milioni di persone pari a circa il 24% della popolazione residente. I nuovi nati nel 2021 sono stati pari a 399,4 mila mentre i decessi sono stati circa 709 mila. È chiaro il declino demografico cui stiamo assistendo, popolazione che nel corso del tempo diminuisce ed invecchia. Un andamento simile è riscontrabile nel trend pensionistico, nel 2021 abbiamo raggiunto i 16 milioni di pensionati (pari al 26,7% della popolazione) a fronte di 22,7 milioni di lavoratori, i nuovi ingressi nel mercato del lavoro nel 2021 sono stati circa 169 mila, mentre la variazione in aumento dei pensionati rispetto al 202 è stata circa di + 500 mila.
La spesa pensionistica ammonta a 313 miliardi di euro, in aumento del 1,7% rispetto al 2020 e pari al 17,6% del Pil, coperta per 235,4 miliardi dalle entrate contributive (75%) e per la restante parte dalla fiscalità generale. Gap contributivo destinato ad aumentare progressivamente in base all’andamento demografico del paese. Il rapporto tra pensionati e lavoratori è pari a 62,4 pensionati ogni 100 lavoratori con una prevalenza di donne sugli uomini.
In un Paese che non cresce da un punto di vista demografico e dal punto di vista economico, l’andamento della dinamica pensionistica diventa una morsa che ogni anno continua a stringersi, il continuo trasferimento intergenerazionale tra coloro che producono reddito a coloro che lo consumano senza produrlo diventa sempre più insostenibile per le casse pubbliche, che oltre a dover assicurare un adeguato livello di welfare e di benessere per le categorie non più produttive, deve anche garantire respiro e dinamicità ai lavoratori attivi. Sarà questa, insieme a molte altre, la sfida dei nostri politici, che hanno come obbiettivo dichiarato quello di “risollevare l’Italia”, non vediamo l’ora.
Lara La Matta
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