La storia del camion giallo pieno di droga precipitato dal ponte Morandi di Genova nel crollo del 14 agosto del 2018? Era tutta una bufala. Nelle scorse ore si era diffusa la notizia che un affiliato della ‘ndrangheta fosse stato intercettato mentre spiegava ad un suo sodale il modo in cui il tir sarebbe precipitato dal ponte e il modo per cercare di recuperare il suo prezioso carico di 900 chilogrammi di hashish. Ma, a quanto pare, di questa vicenda non ne sanno nulla né la Polizia stradale, né la Guardia di Finanza che per quattro anni ha indagato.
Nei filmati disponibili che documentano il crollo del ponte Morandi si nota soltanto una automobile Opel Corsa cadere giù. Mentre il camion Basko che la seguiva a circa 20 secondi riuscì miracolosamente a fermarsi. Sulla Opel cadde poi un altro veicolo, ma non certo il camion indicato dallo ‘ndranghetista Francesco Benito Palaia, presunto affiliato al clan calabrese dei Bellocco. Risulta poi che nel crollo furono coinvolti tre camion. Uno che trasportava una bobina di acciaio, uno finito dentro al torrente e il terzo che trasportava mobili. Ma nessuno di questi risulta di colore giallo.
“Se ci fossero stati 900 chili di droga ce ne saremmo accorti”, dichiarano gli agenti di polizia che hanno operato nel luogo della tragedia. Ma secondo Palaia non sarebbe andata così. L’uomo viene intercettato dagli inquirenti nel 2020 mentre discute con Rosario Caminiti, un altro presunto affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta di Reggio Calabria. “Allora quando è caduto il ponte Morandi, se tu vai al primo video…”, dice Palaia. “È caduto un furgone”, lo interrompe Caminiti completando la frase. “Sì, il cargo! Ora questi marocchini sanno che il fumo non c’è più! Hai capito?”, conferma Palaia. Il giudice per le indagini preliminari Vincenza Bellini spiega che i due uomini hanno raccontato di quel “cargo frigo imbottito di numerosi chili d’hashish che erano destinati a dei malavitosi campani”.
Secondo il racconto di Palaia, i resti del furgone si trovavano “in un piazzale di Latina” e lui sarebbe stato incaricato di andare a recuperare quel “carico nella cella frigorifera” perché era stato dissequestrato. Caminiti gli domanda se l’autista del mezzo sia morto, ma Palaia lo rassicura raccontandogli che il furgone sarebbe caduto “paru” e lui si è così salvato. “Io posso fare una cosa, facciamo cinquanta e cinquanta, io lo vendo il 50% te lo prendi tu e il 50% me lo prendo io… gli ho detto io, tanto tu non lo hai pagato e tu lavori … ora, il camion lo hanno spostato da Latina e lo hanno portato a Frosinone.. ora, l’altro ieri mattina ha chiamato se c’è la possibilità di un carrellone”, conclude poi il suo racconto.
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