Una giocatrice di calcio messa fuori squadra e lasciata senza stipendio perché incinta. È quanto accaduto a Lucca dove Alice Pignagnoli, 34enne portiere della Lucchese che milita in Serie C femminile, è diventata suo malgrado protagonista di questa triste vicenda. Come racconta lei stessa prima sui social e poi in un’intervista rilasciata a Fanpage, l’atleta non si aspettava un trattamento simile dalla sua società. Già nel 2020, infatti, la Pignoli ebbe una prima gravidanza. Ma in quel caso la società del Cesena con cui giocava le rinnovò addirittura il contratto quando era giunta al settimo mese di gravidanza.
“Mi sono sentita ferita come donna, madre e atleta. – scrive su Instagram la Pignagnoli – E anche molto sola, incapace, un giocattolo vecchio da gettare. Per una donna dovrebbe essere normale sognare di fare la calciatrice e avere una famiglia. Sono incredula, ogni anno ci sono giocatori che si fanno male a lungo: una società dovrebbe essere pronta a tutto”.
“Sono stata messa fuori squadra perché incinta. – si sfoga poi Alice Pignagnoli con Fanpage – Quando l’ho comunicato ai dirigenti mi aspettavo una risposta del tipo ‘sei un pezzo importante della nostra squadra ma capiamo la situazione perché devi vivere una cosa bellissima’. Invece è successo esattamente l’opposto. L’amministratore delegato mi ha detto: ‘Io ho puntato tutto su di te. Certo che gli impegni presi in estate andrebbero rispettati. Comunque ho già parlato con il tuo procuratore del tuo contratto’. Il mio procuratore mi ha detto che non volevano pagarmi da adesso in avanti, ma io non avevo ancora preso un euro da agosto. Loro non hanno rispettato i patti, non hanno rispettato nulla. Ma non valeva solo per me, era un discorso di squadra”.
“Nelle settimane successive mi sono tenuta in contatto con le mie compagne e quando ho saputo che loro avevano preso l’arretrato e io no, questo è stato il primo tassello di follia. – rivela la calciatrice – Io avevo giocato ma non avevo preso nulla. Non mi hanno dato risposte e poi sono iniziate ad arrivare delle mail che mi chiedevano la restituzione del materiale sportivo, oltre a liberare il mio posto letto. In pratica mi impedivano di restare vicina alla squadra”.
“Questa è la parte più grave di quella economica, perché questi due mesi d’inferno non me li toglie nessuno. – si lamenta ancora Alice Pignagnoli con Fanpage – L’apoteosi è stata quando mi hanno chiamato per dirmi che mi stavano svincolando, ma io ho un contratto di un anno con loro e non era possibile. Io ho chiamato il mio avvocato e anche l’Associazione Calciatori, perché non sarei stata in grado di affrontare da sola una situazione del genere. Loro volevano mettermi paura, ma stamattina il mio procuratore mi ha detto che forse si sono pentiti. Probabilmente per il caso mediatico che si è creato ma se non avessi fatto tutto questo io mi sarei attaccata al tram”.
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