I funerali di Gianluca Vialli si sono appena celebrati in forma privata a Londra, così come desiderato dall’ex campione di Sampdoria e Juventus. Pochissimi i presenti: i familiari e pochi amici come Roberto Mancini, Ciro Ferrara, Massimo Mauro e il presidente della Figc Gabriele Gravina. La chiesa dove si è svolta la funzione funebre è una piccola cappella di mattoni rossi di un cimitero della periferia sud ovest della capitale britannica. Ma non c’è stato neanche il tempo di dare l’ultimo saluto a Vialli che sono esplose le polemiche. Ad accendere la miccia è stato con le sue dichiarazioni l’ex calciatore Dino Baggio. A replicare a muso duro ci pensa il suo collega Alberto Di Chiara.
“Bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso in quei periodi. – dichiara Dino Baggio a Tv7 – Bisognerebbe investigare un po’ sulle sostanze prese in quei periodi. Non so se sia dovuto a questo ma c’è sempre stato il doping. Non si sono mai prese robe strane, perché c’è una percentuale che devi tenere. Però con il tempo bisogna vedere se certi integratori fanno bene oppure no. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori. Negli anni miei c’era il doping, e prima era anche peggio. Poi tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano che davano dei problemi. Le cose ora sono cambiate”, conclude così l’ex giocatore di Juventus e Inter.
Una presa di posizione che scatena la reazione piccata di Di Chiara. “Gianluca ha lottato in maniera esemplare contro il cancro. – sbotta l’ex romanista e viola – Prima di rilasciare affermazioni di questo genere, servirebbe avere dei riscontri. Intendiamoci, se c’è abuso di farmaci, quello è da condannare, sempre. A me questo intervento è sembrato fuori luogo, così si lede la dignità di Vialli. Si gettano ombre su una scomparsa molto dolorosa”.
“Gianluca ha comunicato cose molto positive durante il percorso della malattia. – prosegue Di Chiara – E da questo percorso, bisogna prendere le cose positive. Dino, anche se le pensa, avrebbe fatto meglio a tenere queste opinioni per sé. Così si dà pane a quella parte di stampa e opinione pubblica che accusa la Juventus di quegli anni. Sono congetture che lasciano il tempo che trovano. Indagare sul doping del passato? Ci vogliono basi solide, o si rischia di puntare subito il dito sui colpevoli. Bisogna stare molto attenti. A me non è mai venuto in mente di pensare cose del genere. Queste scomparse fanno parte della vita, purtroppo”, conclude Di Chiara.
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