Martina Scialdone ha pronunciato delle ultime, drammatiche, parole prima di morire, ferita da un colpo di pistola partito dall’arma del suo ex compagno Costantino Bonaiuti. Il dramma si è consumato il 13 gennaio scorso fuori dal ristorante Brado, nel quartiere romano del Tuscolano. Secondo l’omicida, che al momento si trova rinchiuso in carcere, il colpo sarebbe “partito per errore”. La sua intenzione, infatti, sarebbe stata solo quella di spaventare la 34enne avvocato, facendole credere di essere pronto a suicidarsi se non si fossero rimessi insieme. L’omicidio insomma non sarebbe stato volontario, ma solo un incidente.
“Dopo che è partito il colpo mi ha guardato e ha detto: ‘Ma mi hai sparato davvero?’. – questo il racconto fatto da Costantino Bonaiuti in carcere al suo avvocato, Fabio Taglialatela – Non la volevo uccidere, mi volevo suicidare. Sono disperato, pensavo che la pistola avesse la sicura inserita, invece è partito un colpo”. Sulla base di questa versione, il legale ha presentato un’istanza al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del suo assistito.
“Se il Bonaiuti avesse veramente voluto cagionare la morte della povera vittima, avrebbe potuto farlo lontano da occhi indiscreti”, si legge nel ricorso presentato dall’avvocato. Insomma, secondo il legale, lo scopo del suo cliente sarebbe stato solo quello di “inscenare una macabra commedia, avente un canovaccio ben preciso, fingere un tentativo di suicidio per impietosire la persona amata e ricondurla a sé”. La richiesta di scarcerazione di Costantino Bonaiuti sarebbe poi giustificata da gravi motivi di salute, visto che l’uomo soffrirebbe di una “forte depressione” e di tendenze al suicidio. Infatti, “nel 1997 le sue sorelle si sono tolte la vita ad un giorno di distanza l’una dall’altra”.
Nell’istanza presentata dall’avvocato dell’arrestato non si fa però cenno al presunto tumore ai polmoni di cui soffrirebbe Bonaiuti. Patologia di cui l’uomo in passato aveva parlato con gli ex colleghi di lavoro. “Nessuno dei parenti di Martina ha mai sentito parlare di depressione o di cancro”, assicura l’avvocato Mario Scialla che difende la famiglia Scialdone. “È una leggera patologia tumorale ai polmoni che non è conclamata. Ma è tutto nelle carte”, conferma invece l’avvocato Taglialatela. Intanto proseguono le indagini degli inquirenti che vogliono cercare di capire cosa sia successo tra i due ex coniugi negli ultimi due anni, da quando Martina Scialdone aveva deciso di interrompere la relazione. I familiari della ragazza però non ricordano alcun precedente episodio di violenza dell’uomo.
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