Caso Regeni, Tajani vuole i colpevoli.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, alla vigilia del suo viaggio in Egitto, torna a chiedere che venga fatta luce sulla fine dello studente italiano torturato e ucciso anni fa. “Vogliamo i colpevoli, vogliamo che si puniscano i colpevoli di quella orrenda esecuzione di un giovane studente italiano – spiega Tajani -, quello che è successo a Giulio Regeni è un fatto gravissimo e lo abbiamo sempre ricordato alle autorità egiziane”.
Non solo Regeni, Tajani pensa anche a Zaki
Non solo Regeni, ma anche Patrick Zaki. “Ci stiamo battendo anche perché ci sia una giusta soluzione del caso Zaki e continueremo a insistere su queste questioni senza cambiare la nostra posizione” ha assicurato il ministro, aggiungendo però che “nello stesso tempo dobbiamo avere relazioni diplomatiche con un Paese importante per la stabilità dell’intera area, dove ci sono fenomeni migratori e un rischio terrorismo”.
La storia di Giulio Regeni
Fra pochi giorni, il 25 gennaio, ricorrerà il settimo anniversario del rapimento dello studente italiano, il cui cadavere è stato ritrovato il 3 febbraio 2016 a Il Cairo, con evidenti segni di tortura, vicino a un carcere dei servizi segreti egiziani. Tra verità non dette e clamorosi depistaggi, il governo egiziano non ha mai collaborato con l’Italia per trovare la verità sulla morte del giovane.
Il processo per l’omicidio del ricercatore italiano
Il 25 maggio 2021 sono stati rinviati a giudizio i seguenti quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani, il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif, con le accuse di sequestro di persona e lesioni personali gravissime. Ma gli indagati risultano irreperibili, anche grazie al fatto che i magistrati egiziani non hanno fornito elementi per rintracciarli. Secondo la procura di Roma, Regeni fu torturato e ucciso perché sospettato di essere una spia dell’intelligence inglese e di stare preparando una rivoluzione finanziata dall’Inghilterra.