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Balneari, l’ammissione di Flavio Briatore: “Allo Stato paghiamo poco o niente”

Ricomincia ad infuriare l’annosa polemica sulle concessioni balneari. Secondo i critici, i titolari degli stabilimenti pagano troppo poco al demanio. Anzi, lo Stato italiano guadagnerebbe cifre irrisorie. I difensori dello status quo, invece, puntano il dito contro la presunta intenzione di favorire grandi investitori stranieri a scapito dei piccoli gestori italiani. Nella polemica decide di entrare a gamba tesa anche Flavio Briatore. L’imprenditore piemontese è proprietario del Twiga in Costa Smeralda. Intervistato dal Corriere della Sera, Briatore fa una clamorosa ammissione.
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Flavio Briatore concessioni balneari
Flavio Briatore

Flavio Briatore e le concessioni balneari

“È vero, sarebbe giusto che pagassi molto di più. – così Flavio Briatore al Corriere della Sera parlando delle concessioni balneari – Al demanio abbiamo sempre pagato poco o niente. Credo che lo Stato ricavi meno di 100 milioni all’anno. Sarebbe giusto che pagassi 500mila euro di concessione. L’ho detto anche a Daniela Santanchè, che era mia socia prima di diventare ministro. Io non posso fare un centesimo di nero perché ho tutti gli occhi addosso. Ma in generale partirei dal valore della zona. Una cosa è Catanzaro maree un’altra Portofino. Poi farei un tot a ombrellone. Basterebbero pochi mesi e la mappatura si fa”, conclude.

Insomma, secondo Flavio Briatore, che pure è un gestore di uno stabilimento, lo Stato italiano incasserebbe troppo poco dalle concessioni balneari e sarebbe giusto quindi pagare di più. Nel suo caso addirittura 500mila euro all’anno, visto che si tratta dell’esclusivo Twiga in Sardegna. Ad oggi gli stabilimenti balneari italiani pagano una quota annuale inferiore di media ai mille euro. Lo stabilimento sardo di Briatore ad esempio ha fatto registrare nel 2022 un fatturato di 10 milioni di euro, a fronte di poche migliaia di euro di canone sborsate.

Secondo il Corriere della Sera, inoltre, nel 2019 le concessioni balneari in Italia erano 10.812. Ma questo numero è aumentato fino a 12.166 durante l’emergenza Covid. Da segnalare infine che, nei giorni scorsi, il Consiglio di Stato ha bocciato con una sentenza la nuova proroga delle concessioni. E anche la Commissione europea da febbraio spinge il governo italiano ad applicare finalmente la direttiva Bolkenstein.
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