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Strage di Bologna, arrivano le motivazioni: “Prove eclatanti del contributo di Gelli”

Strage di Bologna, Licio Gelli il mandante, “prove eclatanti del suo contributo”. Questa una delle motivazioni della sentenza di condanna cui arriva la Corte di assise di Bologna. La conclusione prevede l‘ergastolo per Paolo Bellini per la strage del 2 agosto 1980, in ipotesi commessa in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi. Tutti deceduti.
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Licio Gelli, fondatore della loggia massonica P2
Licio Gelli

Strage di Bologna, la condanna per Licio Gelli e gli altri imputati, tutti deceduti

Fuori tempo massimo, ma la giustizia ha fatto il suo corso. Le motivazioni della sentenza della Corte d’assise di Bologna non lasciano spazio a tentennamenti. “Possiamo ritenere fondata l’idea, e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all’attuazione della strage contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel documento Bologna, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D’Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo”.

Nonostante i colpevoli siano tutti deceduti, la loro morte “non chiude il dovere della memoria” secondo i giudici della Corte d’Assise di Bologna, presieduta da Francesco Caruso. L’imponente broglio della sentenza comprende 1.742 pagine. In queste si motiva la condanna in primo grado all’ergastolo all’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, identificato come “il quinto uomo”. Bellini fu esecutore materiale della strage che costò la vita a 85 persone e oltre 200 feriti insieme a Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

L’orologio della stazione di Bologna, fermo alle 10.25, ora in cui esplosero le bombe

Strage di Bologna, la motivazione dei magistrati: “La ragione nel contesto geopolitico”

Nei numerosi punti fondamentali del lavoro dei magistrati, si legge: “Ciò che si può dire, all’esito dell’indagine della Procura generale e del dibattimento, e che l’ipotesi sui ‘mandanti’ non è un’esigenza di tipo logico-investigativo, ma un punto fermo. La strage di Bologna ha avuto dei ‘mandanti’ tra i soggetti indicati nel capo d’imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario e talmente corposo da giustificare l’assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna”.

“Anche la causale plurima affonda radici nella situazione politico-internazionale del paese e nei rapporti tra estremisti neri e centrali operative della strategia della tensione sui finire degli anni Settanta”. In conclusione, è “nella complessa realtà politica di quegli anni che vanno trovate le causali della strage, una causale la cui individuazione va compresa allargando ancora di più il campo di osservazione cui ci si è dovuti necessariamente contenere in questo processo”.

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