>>>>>Strage di Erba, ecco perché il caso non andrebbe riaperto
La strage di Erba, avvenuta nel 2006, è uno dei casi di cronaca nera più noti in Italia. Olindo Romano e Rosa Bazzi, coniugi di Erba, furono accusati dell’omicidio dei genitori di Olindo e della sorella di Rosa, ma secondo il procuratore generale Tarfusser, potrebbero essere state vittime di un errore giudiziario. Il procuratore ha dichiarato che nuove prove e la scienza stanno sgretolando la condanna dei coniugi, aprendo così la possibilità di riaprire il caso.
Il caso della strage di Erba ha attirato l’attenzione dei media italiani per anni. Olindo e Rosa furono condannati nel 2014 per l’omicidio dei familiari di Olindo avvenuto nel 2006. Tuttavia, secondo Tarfusser, ci sono prove che mettono in dubbio la colpevolezza dei coniugi. Il procuratore generale ha sottolineato che nuovi test scientifici e testimonianze testimoniano a favore degli imputati, indicando la possibilità di un errore giudiziario.
Il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno J. Tarfusser, ha richiesto alla Corte di appello di Brescia la revisione del processo che ha condannato Olindo Romano e Rosa Brazzi all’ergastolo per la strage di Erba del dicembre 2006. Tarfusser ha presentato una richiesta di revisione di ben 58 pagine, in cui smonta i capisaldi della sentenza di condanna e presenta tre nuove prove raccolte dalla difesa degli imputati con la consulenza tecnica di 17 esperti della medicina e della psichiatria.
Una delle incongruenze evidenziate da Tarfusser riguarda il fatto che le armi utilizzate per i delitti non sono mai state ritrovate, nonostante siano state descritte come armi da punta e corpi contundenti. Inoltre, il sopravvissuto Mario Frigerio, al primo interrogatorio, non aveva accusato né Rosa né Olindo, sostenendo di essere stato aggredito da uno sconosciuto dalla pelle olivastra. Questa versione è stata successivamente cambiata dopo settimane solo su “imbeccata” di un luogotenente dei carabinieri che continuava a insistere su Olindo.
Tarfusser evidenzia anche un’incongruenza nella confessione di Rosa e Olindo, avvenuta il 10 gennaio 2007. I due imputati si erano sempre dichiarati innocenti, anche nell’interrogatorio del 8 gennaio, solo due giorni prima della confessione. Tarfusser sottolinea che queste confessioni sono avvenute in un contesto ambientale caratterizzato da un’enorme pressione psicologica ed emotiva, con quattro pubblici ministeri e almeno un ufficiale di polizia giudiziaria presenti durante l’interrogatorio, mentre i due imputati erano assistiti da un difensore d’ufficio che sembrava avere un ruolo meramente formale.
Inoltre, Tarfusser fa notare che i consulenti incaricati dalla difesa hanno interrogato entrambi i coniugi in carcere, constatando che erano disposti a confessare fatti inventati anche a loro danno sotto pressione. Il sostituto procuratore generale di Milano sottolinea anche la necessità di indagare sulle circa 48 ore tra gli interrogatori dell’8 gennaio e quelli del 10 gennaio 2007, durante le quali i due imputati potrebbero essere stati soggetti a manipolazioni da parte dei carabinieri che erano entrati in carcere per prendere le impronte.
In conclusione, Tarfusser chiede la revisione del processo sulla base di queste incongruenze e delle nuove prove raccolte dalla difesa degli imputati. La richiesta di revisione del processo è ora nelle mani della Corte di appello di Brescia, che dovrà valutare attentamente le argomentazioni presentate da Tarfusser prima di prendere una decisione sulla riapertura del processo sulla strage di Erba del 2006.
Il procuratore generale Tarfusser ha dichiarato che è necessario riesaminare attentamente il caso alla luce di queste nuove prove e che potrebbe essere necessario riaprire l’indagine. Ha sottolineato l’importanza di garantire la giustizia e di non permettere che errori giudiziari restino impuniti. La notizia della riapertura possibile del caso ha scosso l’opinione pubblica italiana, alimentando il dibattito sulla giustizia e sulla necessità di garantire processi equi e accurati.
La strage di Erba ha segnato la vita dei coniugi Romano e Bazzi, che hanno trascorso anni in carcere per un crimine che potrebbero non aver commesso. La possibilità di un errore giudiziario solleva molte domande sulla correttezza del processo e sulla fiducia nel sistema giudiziario italiano. La notizia della riapertura possibile del caso offre una speranza di giustizia per Olindo e Rosa, ma evidenzia anche la necessità di garantire indagini accurati e processi equi per evitare errori simili in futuro.
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