Arriva lo stop alle caldaie a gas, stangata per milioni di famiglie. La Commissione Europea fisserà presto un indice di efficienza energetica degli apparecchi per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda. Dal 2029, dunque, non potranno più essere prodotte né mantenute caldaie a gas e gasolio. Questo significa anche che per rimuoverle, le famiglie dovranno realizzare costosi interventi anche sui propri immobili. Le apparecchiature permesse saranno esclusivamente ad alimentazione elettrica.
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Stangata sulle famiglie dall’Unione europea: addio alle caldaie a gas e gasolio
Dopo la conferma dello stop alle caldaie a gas, stangata per milioni di famiglie, che saranno costretta ad acquistare almeno le pompe di calore e impianto di acqua calda. Le quali, al momento, hanno un costo sei volte superiore rispetto alle attuali alimentazioni. A parità di produzione, circa 24 kw, infatti, si salirà dai 2 mila ai 12 mila euro circa. A cui si dovranno aggiungere le spese di smantellamento e smaltimento delle vecchie caldaie.
L’allarme stangata non riguarda solo le famiglie, ma arriva a coinvolgere anche l’intera filiera con le imprese che rischieranno di dover chiudere i battenti. La novità dovrebbe essere introdotta attraverso un regolamento che si applicherebbe direttamente in tutti i Paesi membri dell’Unione e non, come avvenuto sinora per questo settore, attraverso una direttiva che invece garantirebbe maggiore flessibilità per i singoli Stati membri.
Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi-Federchimica, protesta: “Le eventuali disposizioni prevederebbero un divieto di commercializzazione di nuove caldaie a gas a decorrere dal 2029. Non c’è quindi un obbligo di sostituzione di quanto ad oggi installato ma nel momento in cui la caldaia a gas dovesse avere problemi di funzionamento dopo il 2029 non si potrà procedere ad una sua sostituzione con un analogo apparecchio e il cittadino dovrà quindi installare esclusivamente un apparecchio alimentato con energia elettrica. E questo non solo per il riscaldamento, ma anche per la produzione di acqua calda sanitaria. Se immaginiamo tra il 2030 e il 2050 di dover progressivamente installare solo impianti di riscaldamento a pompa elettrica, si prospetta un impatto pesante dal punto di vista sociale ed economico”.
Caldaie a gas addio entro il 2029, l’impatto sulle imprese
La stangata si abbatterà anche sulle imprese. Ancora Arzà: “Se il regolamento dovesse essere approvato, lo stop alla vendita dal 2029 andrebbe a colpire intere filiere. Noi rappresentiamo il mondo della distribuzione del gpl e gnl e della componentistica. La nostra associazione, ben conscia degli effetti negativi dal punto di vista non solo industriale, ma anche economico e sociale per i consumatori e per il tessuto produttivo nazionale, ha espresso la propria contrarietà alle misure annunciate dalla Commissione europea insieme a Proxigas, Assotermica e Applia Italia. Di fatto si tratta di tutte le principali associazioni di imprese del mondo gas, termico e costruzioni edili. Significa mettere a rischio l’attività di tante aziende e tantissimi lavoratori impiegati in questi settori: l’Italia nel gas ha una forte industria che esporta in tutto il mondo”.
La Commissione europea e l’efficienza energetica
Una decisione sull’addio alle caldaie come le conosciamo arriva dalla Commissione Europea, che vorrebbe fissare un coefficiente minimo di efficienza energetica al 115%. Un valore che secondo gli esperti della materia avrebbe come obiettivo quello di eliminare dal mercato l’alimentazione a gas, a partire dal 2029. Le alternative alle vecchie caldaie sono le moderne tecnologie a gas (come quelle a condensazione), che garantiscono fin da subito un risparmio di energia. Le moderne caldaie a gas sono già certificabili per utilizzare i combustibili di origine bio e rinnovabile, consentendo quindi di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
L’allarme, però, è condiviso dalle associazioni di consumatori. Una nota del Codacons denuncia: “Siamo di fronte alla follia più totale. Ancora una volta dalla Unione europea arrivano provvedimenti che introducono obblighi, vincoli, limiti e una stangata abnorme per le tasche delle famiglie. Se da un lato è sicuramente giusto migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, ridurre l’inquinamento e migliorare le fonti energetiche delle nostre case, dall’altro non è pensabile di far piovere dall’altro un provvedimento che determinerà una rivoluzione nel settore del riscaldamento, provvedimento che oltretutto arriva dopo due anni di caro bollette che hanno già impoverito i cittadini”.
Ancora il Codacons: “Crediamo che la soluzione possa essere esclusivamente quella di prevedere prima di tutto bonus e incentivi per chi dovrà sostituire la caldaia, e in secondo luogo controlli stringenti sui prezzi di tali apparecchi attraverso tariffe fisse stabilite dal governo anche perché l’esperienza del passato ci insegna che in situazioni simili la speculazione scatta inesorabile e i listini schizzano alle stelle“.
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