La storia di Miriam Visentin, morta dopo 32 anni di coma. Il marito, Angelo Farina, rilascia un’intervista nella quale afferma: “Le sono rimasto accanto per tutti questi anni, non è stato un peso, perché l’amavo. Anche se, in tutta onestà, non si è trattato solo di questo. Non ho mai accettato quello che le era accaduto. Anzi, non lo accetto nemmeno ora. Non se lo meritava, è stata un’ingiustizia. Aveva avuto un’infanzia difficile. L’ho sposata perché ero perdutamente innamorato di lei, ma dentro di me volevo anche farla sentire al sicuro. Darle la casa tranquilla che non aveva mai avuto”. Miriam entra in coma dopo un incidente stradale, appena un anno e mezzo dopo aver sposato Angelo. Era il 24 dicembre 1991.
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Il marito racconta la storia di Miriam Visentin, morta dopo 32 anni di coma
Angelo Farina non si dà pace tutto per Miriam Visentin, morta dopo 32 anni di coma. “Ci eravamo sposati a giugno dell’anno prima. Miriam faceva l’impiegata. Perse il controllo della macchina mentre andava al lavoro, uscì di strada per colpa del ghiaccio e colpì un palo. I Vigili del Fuoco l’estrassero viva, ma in ospedale mi dissero che non avrebbe superato la notte. Non ha mai ripreso conoscenza, ma ha vissuto molto più a lungo di quanto credevano”. Lui non ha voluto che lei andasse via e se ne è occupato per 31 anni e cinque mesi, gestendo il trasferimento di clinica in clinica, fino a venerdì scorso, quando il primario gli ha detto che Miriam aveva trovato pace.
Farina non ha mai voluto annullare il matrimonio, anche se ha costituito la famiglia con un’altra donna e ha avuto dei figli. All’inizio si diceva che fosse tutto inutile. “Soprattutto i primi anni, ho avuto dei momenti di grave sconforto. Ma glielo dovevo. Lo dovevo a entrambi. Guardandomi indietro, sono convinto di non aver perso il mio tempo e spero che lei non pensi di aver perso il suo”. Spera che il pensiero del primario, quello che gli ha detto che “Miriam ha trovato pace per la sua ingiustizia”, valgano anche per lui “Ho cercato di darle amore mentre era viva, ora meritava la libertà. Oggi la saluterò al suo funerale e andrò a dormire cercando di non serbare più rancore e accettare il destino. Domani vi dirò se ci sono riuscito”.
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