Un acceso dibattito si è acceso tra l’Unione Europea e il governo Meloni sulla necessità di controlli rigorosi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Da Bruxelles arriva un richiamo per garantire un “adeguato controllo” sull’implementazione del piano, mentre Palazzo Chigi risponde con una nota di critica contro le “polemiche strumentali”.
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Tale scontro si inserisce in un clima pre-elettorale che culminerà nel giugno prossimo con il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. L’intero evento si svolge nel giorno in cui l’Italia celebra la Festa della Repubblica, tra parate e discorsi incentrati sui valori della Costituzione e della patria.
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Due questioni in gioco
Due sono le questioni centrali in gioco: il controllo della Corte dei Conti e la proroga dello scudo alla responsabilità erariale, entrambe proposte dal governo e approvate in commissione alla Camera. In particolare, la questione della responsabilità erariale sta creando tensione. La proposta estenderebbe la durata del limite di contestazioni della Corte solo in casi di dolo e inerzia, eliminando la colpa grave. Questa disposizione, in particolare, è stata attaccata duramente dall’Associazione dei Magistrati Contabili, sostenendo che “non ha fondamento giuridico”.
Da Bruxelles, Veerle Nuyts, portavoce della Commissione, ribadisce la necessità di un “quadro di controlli adeguati e proporzionati” per il Recovery Plan, sottolineando l’importanza dei sistemi di controllo nazionali come strumenti principali per proteggere gli interessi finanziari dell’UE.
In risposta, il governo italiano ha rilasciato una nota lunga otto punti, argomentando che l’esecutivo Meloni sta soltanto attuando norme approvate dai predecessori. Si rileva che il controllo successivo sul Pnrr era stato istituito da un decreto legge approvato nel maggio del 2021 da Draghi e positivamente recepito dalla Commissione. Per quanto riguarda lo scudo erariale, il governo sostiene che si tratta semplicemente di una proroga già adottata da Conte e Draghi.
L’appoggio dei costituzionalisti
Nonostante l’appoggio di costituzionalisti come Cassese, Mirabelli e Coraggio, la presidente Meloni si sente sotto attacco politico. E sospetta che gli interventi della Commissione nascondano una volontà di manipolare il dibattito pre-elettorale a danno del suo governo.
Palazzo Chigi si trova così in una posizione di assedio, mentre la terza rata del Pnrr è ancora in attesa di approvazione e le trattative sulle modifiche al piano, incluse le risorse destinate a RepowerEu, stanno incontrando ostacoli. L’escalation delle tensioni tra Roma e Bruxelles aggiunge ulteriori incertertezze nel percorso di attuazione del Pnrr, un progetto cruciale per la ripresa economica italiana post-pandemica.
In questo contesto di crescente scontro, il governo Meloni ha deciso di rispondere con forza alle affermazioni della Commissione Europea. La nota di otto punti rilasciata da Palazzo Chigi sottolinea il diritto del governo italiano di attuare norme approvate dai suoi predecessori. E contesta l’affermazione secondo cui le sue proposte non avrebbero fondamento giuridico.
Nonostante le polemiche, si intravede una volontà di dialogo: è stato avviato un confronto con la Corte dei Conti, descritto come “lungo, cordiale e proficuo”. Ma l’intervento della Commissione UE e l’alzata di scudi dei magistrati contabili alimentano sospetti e tensioni politiche.
Navigare in acque aperte
La sfida per il governo italiano sarà ora quella di navigare attraverso queste acque agitate. E rispondere alle richieste di trasparenza e controllo dell’UE, senza rinunciare a politiche che ritiene fondamentali per la sua agenda nazionale. Nel frattempo, l’UE avrà il compito di assicurarsi che i fondi del Recovery Plan siano gestiti in modo efficace e responsabile. Senza però interferire eccessivamente nelle questioni interne degli Stati membri.
Le mosse future di entrambe le parti saranno cruciali per determinare l’esito di questa contesa, con possibili ripercussioni non solo per l’Italia, ma per l’intera Unione Europea.