L’abbattimento della diga di Kakhovka, sebbene possa sembrare un altro episodio del conflitto ucraino ormai superato agli occhi dell’Europa, ha portato con sé una serie di conseguenze disastrose ancora ben visibili in Ucraina. Kiev, sostenuta da un’indagine dettagliata del New York Times, attribuisce la responsabilità della distruzione dell’infrastruttura sul fiume Dnipro alle forze russe.
L’alluvione epocale conseguente al crollo della diga ha causato danni incalcolabili, sia economici che ambientali. Secondo il ministro dell’Ambiente ucraino, Ruslan Strilets, la distruzione della diga ha generato danni per un totale di 1,2 miliardi di euro. Ma il costo economico non è l’unica preoccupazione.
Strilets ha avvertito i suoi colleghi dei governi dell’Unione Europea, durante un video-collegamento riportato dal Guardian, delle conseguenze potenzialmente inquietanti del disastro. Ha affermato che le spiagge europee potrebbero ritrovarsi a fronteggiare un problema inaspettato: la presenza di mine russe trascinate dalle acque dell’inondazione.
Inoltre, Strilets ha ribadito che il crollo della diga sul Dnipro rappresenta il più grande disastro ambientale dall’invasione russa. Ha sottolineato: “Ci sono cose che non potremo mai ripristinare: gli ecosistemi spazzati via nel Mar Nero, 20.000 animali probabilmente morti, comprese specie endemiche che si trovavano solo in Ucraina meridionale.”
Questi dati rivelano l’ammontare di una catastrofe che va oltre la mera contabilità economica, coinvolgendo direttamente la biodiversità e l’equilibrio ecologico di un’intera regione. Il disastro della diga di Kakhovka ha avuto un impatto senza precedenti, lasciando dietro di sé un paesaggio che risente profondamente delle sue ferite.