L’uomo modifica il clima, lo dice la scienza
Per salvare la Terra non è necessario essere super eroi e nemmeno disporre di grandi disponibilità finanziarie né tecnologiche. Almeno questo è il pensiero di due ricercatori dell’università svedese di Lund che in un articolo recentemente pubblicato cercano di tracciare una via per la salvaguardia del nostro pianeta.
Lo studio si basa sulla convinzione che il clima sia in mutamento ad opera dell’uomo, responsabile dell’immissione di quantità sempre maggiori di gas serra nell’atmosfera e quindi artefice in prima persona del surriscaldamento globale.
La soluzione proposta dai due scienziati (Seth Wynes e Kimberly Nicholas) non riguarda le politiche che vari stati industrializzati (i dati elaborati per lo studio riguardando USA, Europa e Giappone) potrebbero attuare per diminuire la produzione di CO2 nell’ambiente, ma si concentra sulle attività quotidiane che ogni persona dovrebbe modificare per diventare più eco-friendly.
Risparmio energetico, riciclaggio e attenzione a diminuire l’inquinamento sono fattori fondamentali sui quali non si può prescindere ma la richiesta contenuta nell’articolo scientifico rivolta ad ognuno di noi è molto più intima e radicale.
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Meno esseri umani, uguale meno gas serra
Secondo i due ricercatori, infatti, sono quattro i comportamenti individuali che pesano di più nella produzione di gas serra, verso i quali dovremmo porre più attenzione per salvare la Terra.
Diminuire l’utilizzo delle automobili, mangiare vegetariano, evitare voli in aereo, ma a sorprendere maggiormente è la raccomandazione di non mettere al mondo più di un figlio.
Se i primi tre dettami sembrano non solo ragionevoli ma anche logici e andrebbero ad impattare sulla vita privata di ogni individuo, seppur in maniera importante, senza creare grosse rinunce, l’ultimo riguardante la procreazione è sicuramente l’aspetto più controverso.
Eppure è opinione dei due studiosi che mantenendo l’attuale tasso di crescita della popolazione umana, la Terra non riuscirebbe a sostenere il numero di individui che la abiteranno da qui ai prossimi 2 o 3 decenni.
Un consiglio, quello di mettere al mondo un solo figlio a famiglia, che andrebbe ad invadere pesantemente l’intimità personale di ognuno di noi e che gli stessi Wynes e Nicholas precisano essere un dato scientifico emerso dalla ricerca e non un consiglio sociologico.
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L’insegnamento è rivolto ai giovani
Lo studio dei due ricercatori mette anche in mostra come le strategie da loro evidenziate come più efficaci per l’abbassamento di produzione di gas serra non vengano minimamente trattate dai libri scolastici dei paesi presi in esame.
Uno sforzo, quello dell’educazione degli adolescenti, che invece dovrebbe incanalare tutte le energie per la creazione di generazioni più consapevoli non solo dei rischi che potranno correre se si continuasse a maltrattare il clima e la natura, ma soprattutto che possano dotarsi dei mezzi necessari per combattere il riscaldamento globale e salvare la Terra, e i suoi abitanti, da catastrofici cataclismi.
Lo studio mette anche a confronto le pratiche comunemente consigliate per la salvaguardia del pianeta come il riciclaggio dei materiali, l’uso di lampadine a risparmio energetico, la moderazione dell’utilizzo di acqua, con le pratiche verificate nello studio.
Una dieta vegetariana ridurrebbe le immissioni annue pro capite di CO2 fino a un massimo di 1,6 tonnellate, senza voli di linea ogni individuo potrebbe risparmiare fino 2,8 di gas serra immesso in atmosfera e lasciare l’auto in garage farebbe risparmiare fino a 5,3 tonnellate di CO2.
Il numero più alto e impressionante riguarda quello della decisione di non avere più di un figlio che, sempre secondo lo studio, costano all’ambiente dalle 23 alle 117 tonnellate di CO2 annue per ogni nascituro.
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