Una tempesta di polemiche ha colpito il giornalista Filippo Facci, noto per le sue dichiarazioni spesso audaci e per il suo stile di scrittura non convenzionale. Facci, atteso in autunno su Rai2 con la striscia quotidiana “I facci vostri”, si trova al centro di un acceso dibattito a seguito di un suo articolo pubblicato su Libero il 9 luglio.
L’articolo di Facci si occupa dell’inchiesta in corso sul figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, accusato di violenza sessuale da una ragazza di 22 anni. Tra le sue parole, quelle che hanno sollevato il maggiore clamore riguardano la supposizione che la vittima avesse consumato cocaina prima dell’evento in questione: «Le sofisticate scienze forensi non impediscono che alla fine si scontri una parola contro l’altra, e che, nel caso, risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa e che perciò ogni racconto di lei sarà reso equivoco dalla polvere presa prima di entrare in discoteca».
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“Riscriverei quella frase? No, perché conta un solo fatto: che la frase non ha portato niente di buono e che ha fatto malintèndere un intero articolo. La professionalità innanzitutto, l’orgoglio personale poi” dice Facci nel pieno della polemica per un articolo su Libero sul caso della presunta violenza di Leonardo La Russa. “La sconfitta professionale – spiega – consiste tipicamente nell’illudersi che abbiano cognizione di causa prima di attribuirti odiosi reati: che insomma non ti trasformeranno in carne da cannone”.
Le affermazioni di Facci hanno provocato la reazione indignata di diversi commentatori, inclusa quella di Sandro Ruotolo, giornalista e responsabile informazione e cultura del Partito Democratico, che ha messo in discussione l’idoneità di Facci a occupare uno spazio sul servizio pubblico.
Ruotolo ha dichiarato: «Può la tv pubblica essere affidata a chi fa vittimizzazione secondaria?», chiedendo ai dirigenti della Rai di riflettere sul messaggio che tali dichiarazioni potrebbero inviare. Ha aggiunto che «il servizio pubblico è di tutti ma non può esserlo dei sessisti, dei razzisti e del pensiero fascista».
Anche Selvaggia Lucarelli ha espresso il suo disappunto, portando alla luce alcune dichiarazioni passate di Facci, tra cui una rilasciata in un’intervista a MowMag, in cui il giornalista ha affermato: «Ho picchiato uomini e pure donne», precisando però che con le donne l’ha fatto «perché a loro piaceva sessualmente».
Le parole di Facci hanno sollevato non solo questioni riguardo il contenuto del suo articolo, ma anche dibattiti più ampi sulla responsabilità dei giornalisti e dei media nel rispettare e rappresentare equamente le vittime di violenza. Mentre alcuni difendono il diritto alla libertà di espressione, altri sostengono che tali commenti possono perpetuare stereotipi dannosi e contribuire a un clima di sfiducia e stigmatizzazione nei confronti delle vittime di violenza.
Il destino di Facci nella programmazione di Rai2 è ora incerto, poiché la controversia continua a crescere. Le decisioni future potrebbero avere ripercussioni significative non solo per la carriera del giornalista, ma anche per la percezione del pubblico sul ruolo dei media nel trattamento di questioni delicate e importanti come la violenza sessuale.