Errori e disguidi sul reddito di cittadinanza. Nonostante l’annuncio dell’eliminazione della misura di contrasto alla povertà abbia più di otto mesi, il governo non è riuscito a evitare il caos. Non c’è solo il rischio della rabbia sociale che sta montando da parte di chi ha perso il diritto alla ricezione. Sembra, infatti, che una serie di errori sui dati lascerà senza sostegno anche chi dovrebbe percepire il reddito, nella forma originaria e in altre forme. L’opposizione si solleva con Conte, Schlein e Landini. Cosa sta succedendo.
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Serie di errori e disguidi sul reddito di cittadinanza: cosa succede
Perché regna il caos sulla misura-bandiera del governo. Una serie di errori e disguidi sul reddito di cittadinanza. Sono 170 mila le famiglie che sarebbero dovute passare da oggi, 1 agosto, dalla percezione del reddito all’Assegno unico per i figli. Sono 224 mila le persone lasciate nel limbo, con le relative spese. Tra coloro che hanno ricevuto sul proprio cellulare il messaggio di testo sulla cessazione del rdc, infatti, ci sono anche i genitori di figli tra i 18 e i 21 anni. Costoro dovranno presentare di nuovo la domanda per continuare a percepire l’assegno unico. Se non lo faranno, si vedranno sospendere anche questo tipo di sussidio. Soltanto che ancora non lo sanno. Nessuno, infatti, ha detto loro nulla.
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Reddito di cittadinanza, a rischio anche i percettori dell’Assegno di inclusione
Non c’è solo il pasticcio dell’Assegno unico per i genitori, ma anche quello che riguarda il traghettamento degli “inoccupabili” verso il nuovo Assegno d’inclusione. Dopo gli annunci trionfali fatti otto mesi fa sull’avvio della misura dal primo agosto 2023, la realtà è un’altra. Se n’è accorta l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (l’Anci). Si sono verificati “errori di trasmissione sui dati dei fragili”. E questo provocherà “uno scarto temporale tra la cessazione del ricevimento dell’rdc e quello dell’Assegno di inclusione”. L’assegno dovrebbe essere riassegnato retroattivamente dopo gli accertamenti. Che potevano essere svolti mentre il governo sparava i botti per la misura-bandiera. E invece creeranno un ulteriore intasamento sull’Inps e sui Comuni, cui Meloni ha scaricato la responsabilità del tutto.
Mentre i tempi si dilatano, l’incertezza aumenta, cresce la pressione sulle istituzioni locali e la conseguente tensione su chi si è visto abbandonato dopo qualche anno di respiro. Fioccano le proroghe al 31 ottobre, ma non si sa cosa accadrà effettivamente agli aventi diritto.
L’opposizione in rivolta: “Furore ideologico sulla pelle dei più deboli”
Una misura che andava studiata nei minimi dettagli, e c’è stato tutto il tempo, cade come una valanga sulle spalle dei più fragili. Si levano gli strali dai banchi dell’opposizione. Tra chi ne ha ampio diritto, come Giuseppe Conte, leader del Movimento cinque stelle che aveva voluto il reddito di cittadinanza. Ma anche da chi spesso l’ha avversato, come il Partito democratico, che però ha ora una guida più vicina alla tutela dei più poveri.
Il pentastellato Riccardo Ricciardi, sbotta: “Eravate pronti per questo, per una macelleria sociale? Non vi rendete conto che la miseria è una tragedia, una roba vergognosa e lo avete fatto per furore ideologico, per colpire il M5s ma avete puntato a milioni di persone”.
Giuseppe Conte ha chiesto una riunione immediata del consiglio dei ministri. “La decisione del governo di interrompere da un giorno all’altro il sostegno alla fasce della popolazione più in difficoltà sta provocando un disastro annunciato. Bastava il buon senso a prevenire. Questa guerra ai poveri, anziché alla povertà, sta provocando anche un grave danno all’economia del Paese. Confesercenti certifica in un miliardo di euro all’anno il danno a imprenditori e commercianti, perché questi sono soldi che entravano direttamente nel circuito dei consumi. Abbiamo invitato il governo, anche se ci rendiamo conto che sono per loro già dei giorni estivi, a convocare immediatamente un Consiglio dei ministri per provvedere subito a porre rimedio a queste decisioni sciagurate”.
Schlein e Landini: “Il governo fa cassa sui poveri”
Elly Schlein richiama la maggioranza a un confronto. “Chiediamo al governo di venire a riferire al più presto perché è incredibile non solo che abbiano deciso di fare la guerra ai poveri, ma anche che non abbiano preparato minimamente questi passaggi accompagnando con una corretta informazione e dando sostegno alle misure che devono essere messe in campo di supporto. Il governo ha scelto di dichiarare guerra ai poveri anziché fare la guerra alla povertà. C’è grande cinismo e brutalità nell’sms arrivato a 169mila famiglie informandole che non avrebbero avuto più nessun supporto contro la povertà. La povertà non si sceglie, la povertà non è una colpa ma frutto di politiche sociali sbagliate e servono risposte che in questo momento il governo di Giorgia Meloni sta scaricando sui comuni, peraltro definanziati perché la stessa manovra che ha cancellato il Reddito di cittadinanza non ha messo risorse sui comuni, con i servizi sociali in grande difficoltà, scaricando sugli assistenti sociali. Non è accettabile”.
Maurizio Landini, leader della Cgil, accusa. “Il governo fa cassa sui più poveri, ha tagliato il Reddito e due giorni fa il Parlamento ha votato un’altra sanatoria fiscale. Dello stop al Reddito si parla da 7 mesi e oggi scopriamo che non hanno predisposto nulla, scaricano sui Comuni e raccontano balle”.
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