L’escalation dei prezzi della benzina è un tema caldo in Italia e il dibattito politico su come intervenire non dà tregua. Eppure, a fronte delle promesse elettorali, sembra che il governo non abbia intenzione di agire sul taglio delle accise.
La recente dichiarazione del ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, al quotidiano Repubblica è chiara: “Le accise non si toccano”. Una decisione, quella di non intervenire sulle accise, difesa con il riferimento alle scelte fatte dal governo Meloni, che ha preferito utilizzare quelle risorse per altri scopi, come il taglio del cuneo fiscale a favore dei salari più bassi e delle famiglie numerose.
Urso ha sottolineato come il costo della riduzione delle accise nel 2022 sia stato notevole, con un esborso di oltre 9 miliardi di euro da marzo a dicembre. Un impegno economico non trascurabile per un governo che sta affrontando una difficile legge di bilancio.
Tuttavia, le parole del ministro sono in netto contrasto con le promesse fatte in passato da due figure di spicco della politica italiana, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Entrambi avevano promesso interventi sul caro benzina, con Salvini che nel suo programma elettorale sottolineava l’importanza della riduzione delle accise. Ancora, nel febbraio 2023, Salvini aveva garantito un intervento del governo se il prezzo del carburante superasse i 2 euro al litro, ma il ministro Urso aveva minimizzato tale affermazione.
Il caso di Giorgia Meloni è ancora più emblematico. La leader di Fratelli d’Italia aveva in passato criticato pesantemente le tasse sui carburanti, ma a gennaio 2023 ha dovuto ammettere che, a causa della situazione emergenziale e dei cambiamenti avvenuti dal 2019, il governo non avrebbe proceduto con il taglio delle accise. Una presa di posizione in contrasto con quanto da lei dichiarato nel marzo 2022, quando chiedeva al governo Draghi di ridurre accise e Iva.
Il dibattito sul caro benzina e sulle accise si inserisce in un contesto politico ed economico complesso, ma ciò che emerge con chiarezza è la distanza tra le promesse fatte in campagna elettorale e le decisioni prese una volta al governo.