Il femminicidio di Marisa Leo avvenuto a Marsala era stato pianificato dal suo ex compagno. Mercoledì mattina, giorno del delitto, Angelo Reina ha chiamato al telefono Marisa. “Vieni a prendere la bambina in azienda da me, intorno alle cinque e mezza”, questa la sua richiesta perentoria prima di riattaccare. Lei non ha sospettato nulla e in quel momento ha pensato soltanto alla figlia di tre anni. Ma è finita invece nella trappola organizzata dall’ex che l’ha uccisa sparandole sotto l’addome tre colpi di carabina calibro 22. Due ore dopo si è ucciso a sua volta sparandosi in bocca su un viadotto dell’autostrada fra Alcamo e Castellammare.
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Femminicidio di Marisa Leo: era una trappola
Marisa Leo nel 2021 denunciò il suo ex per stalking. “Lui non si rassegnava alla fine della nostra relazione, iniziata nel 2016 e finita nel 2019, poco dopo la nascita della bambina. – raccontò durante il processo – Mi controlla, mi pedina, mi ha aggredito in strada, mi ha mandato un sms che dice: ‘Se non torni con me, mi ammazzo’. E pure un altro: ‘Se non torniamo insieme sistemo la cosa a modo mio. Mi ha pure inseguito lungo la statale costringendomi a fermare l’auto. Era ossessionato, mi strappò dalle mani il telefonino. Una situazione drammatica, ecco perché ci siamo lasciati dopo alcuni suoi tradimenti. Poi, però, fra bugie e promesse, siamo tornati insieme per qualche tempo. Ma non poteva andare”.
Nel maggio del 2022, però, Marisa Leo era tornata in aula per ritirare la querela. “Voleva dare un’altra possibilità al padre di sua figlia. Tra alti e bassi sembrava che la cosa stesse funzionando”, racconta oggi una sua cara amica che non riesce a darsi pace per questo femminicidio che poteva essere evitato.
Dopo la fine del processo, il giudice civile aveva addirittura disposto l’affidamento congiunto della bambina, che da qualche mese stava con il padre durante i fine settimana. A questo proposito è importante la testimonianza del signor Franco, residente nel condominio di via dei Mille 96, a Salemi, dove Marisa Leo viveva con la madre: “Fino a giugno vedevamo lui che veniva a prendere la bambina al mattino, per accompagnarla all’asilo. A Natale, erano pure saliti tutti e tre a casa nostra, per farci gli auguri. Sembravano sereni”. Poi però qualcosa è scattato nell’uomo che ha organizzato la trappola per commettere il femminicidio di Marisa.
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