Brutte notizie per i proprietari di appartamenti che operano nel settore degli affitti brevi. Una nuova norma voluta della ministra del Turismo Daniela Santanché contiene infatti sorprese non proprio piacevoli per alcuni di loro: come spiegato da Repubblica, una nuova e seconda bozza del disegno di legge abbassa da 4 a 2 case la soglia oltre la quale l’attività di chi affitta su Airbnb & Co. diventa professionale. Questo comporta, di conseguenza, l’obbligo di aprire una Partita Iva e l’addio alla tassazione di favore della cedolare secca. Inoltre sarà istituito un nuovo codice identificativo di cui tutti gli appartamenti dovranno dotarsi. Ma vediamo cosa cambia nel dettaglio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un altro punto della norma è quello sugli affitti brevi: si depotenzia il vincolo di almeno 2 notti di permanenza degli ospiti, per ora limitato ai soli centri storici delle città metropolitane. Quanto al Codice identificativo nazionale, al posto degli attuali regionali, ogni appartamento dovrà ottenerlo ed esporlo negli annunci sulle varie piattaforme, oltre che all’ingresso della struttura. Attenzione però, agli appartamenti privati offerti ai turisti si impone anche il rispetto degli stessi requisiti igienico-sanitari e antincendio previsto per gli hotel. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra le norme c’è anche l’abbassamento della soglia oltre la quale questo tipo di attività diventa “professionale“: dalle attuali 4 abitazioni a si passa a 2. Secondo Repubblica, “significa che se un privato offre sulla piattaforma tre case dovrà aprire la Partita Iva, iscriversi al registro delle imprese e perderà il vantaggio della cedolare secca, cioè la stessa imposizione di favore al 21% riservata agli affitti di lungo periodo. Questa novità sembra applicarsi anche ai privati chi dà in gestione gli appartamenti a delle società professionali, i property manager”.