Un nome che abbiamo conosciuto negli ultimi mesi, bisfenolo A (Bpa), anche se non tutti sanno di preciso cosa sia. Bene precisare, allora, che questa sostanza chimica viene utilizzata in contenitori alimentari in plastica e metallo, bottiglie riutilizzabili e anche nei tubi dell’acqua potabile: è, dunque, una sostanza molto diffusa, per quanto pericolosa per la salute se vi è una sovraesposizione. Ed è esattamente quel che rileva l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea). Come spiegato da Il Paragone, l’esposizione della popolazione europea alla sostanza chimica “è ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria”, e ancora: “Rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone”. E non è tutto, giacché un’altra agenzia dell’Unione europea, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), la qualifica addirittura come tossica per la fertilità, o anche per il feto, nonché per il sistema immunitario e per lo sviluppo. La Commissione europea sta quindi preparando un regolamento per vietare l’uso del bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti, compresi la plastica e gli imballaggi rivestiti, come le lattine di conserve, e presumibilmente le nuove regole saranno presentate nei primi mesi del 2024, almeno così si evince dal sito della Commissione, nella sezione dedicata alle prossime iniziative legislative. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’Ue ha deciso di preparare il regolamento in seguito al parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che lo scorso aprile aveva già ridotto di ben 20mila volte la dose tollerabile della sostanza chimica: la dose giornaliera tollerabile di bisfenolo A è scesa dai 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno del 2015 a soli 0,2 nanogrammi. Sicché, secondo lo studio effettuato da Aea, basandosi precisamente sul limite imposto dalla Efsa, negli undici Paesi europei presi in considerazione il cento per cento del campione risultava esposto al bisfenolo al di sopra delle soglie di sicurezza per la salute. Lo studio rientra nella cornice del progetto europeo di biomonitoraggio umano “HBM4EU”. Dal 2018 il bisfenolo A è vietato nei biberon e nei contenitori per il cibo dei bimbi sotto i 3 anni di età, ma tutti noi, come detto e come emerge dallo studio dell’Aea, siamo esposti a questa sostanza, che troviamo, va ribadito, persino nelle tubature che portano l’acqua potabile nelle nostre case. (Continua a leggere dopo la foto)
L’allarme è comunque assai tardivo: “Dal 2006 ad oggi sono stati pubblicati circa 300 studi sugli effetti del bisfenolo A ed i suoi meccanismi d’interferenza con il sistema metabolico dell’uomo e della donna – afferma l’epidemiologo Prisco Piscitelli, vicepresidente SIMA – Le evidenze scientifiche indicano che il bisfenolo A sia presente come contaminante anche nei feti in epoca prenatale”. Il presidente della Società italiana di medicina ambientale, interpellato da Il Sole 24 Ore, ha altresì chiarito che trattasi di una molecola simile agli estrogeni sintetizzata artificialmente e “all’inizio progettata per usi medici.” Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Aea, ha dichiarato in un comunicato stampa: “Grazie all’innovativo progetto di ricerca dell’Ue sul biomonitoraggio umano siamo in grado di vedere che il bisfenolo A rappresenta un rischio per la nostra salute molto più diffuso di quanto si pensasse in precedenza. Dobbiamo prendere sul serio i risultati di questa ricerca e intraprendere maggiori azioni a livello europeo per limitare l’esposizione alle sostanze chimiche che rappresentano un rischio per la salute degli europei”. Il problema è che i sostituti del bisfenolo A in alcuni prodotti si sono rivelati anch’essi nocivi e Aea raccomanda di esaminare la sicurezza delle diverse sostanze per gruppi, si legge sull’Huffington Post. (Continua a leggere dopo la foto)
Tale composto chimico, praticamente onnipresente, tecnicamente viene definito interferente endocrino, cioè in grado di alterare la normale funzionalità dei meccanismi ormonali. A causa di ciò il bisfenolo A è stato associato soprattutto a disturbi dello sviluppo e all’infertilità, come già anticipato, ma non solo: anche al cancro, al diabete, a malattie cardiovascolari, a disturbi del neurosviluppo, a disfunzioni immunitarie, all’obesità e a patologie metaboliche di vario genere.