Le ultime volontà di Matteo Messina Denaro sono state ritrovate su un pizzino scritto anni fa. “Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”, aveva scritto. Questa dichiarazione è tornata alla luce quando i carabinieri del Ros hanno effettuato l’arresto di Denaro il 16 gennaio nel suo covo di Campobello di Mazara.
Nel maggio 2013, periodo in cui la Chiesa proclamava beato don Pino Puglisi e scomunicava i mafiosi, Messina Denaro rifiutava il conforto della Chiesa: “Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari”. Teneva a sottolineare la sua indipendenza e il suo disprezzo per chi osava giudicarlo, siano essi uomini di legge o della Chiesa.
Sfidante fino alla fine, Denaro ha sfidato i magistrati, la Chiesa e persino Dio. Il suo delirio di grandezza era chiaro nei suoi scritti, dove si proclamava una figura divina, simile al suo complice Giuseppe Graviano. Tuttavia, in mezzo a questo delirio, c’era un barlume di riflessione, con lui che parlava di fare la pace con Dio e accettare il suo destino.
Ora che Denaro è in coma irreversibile, gli investigatori sono impegnati a decifrare i segreti lasciati dall’uomo che ha desiderato essere visto come un dio. Le chiavi trovate nello zaino potrebbero essere essenziali per rivelare ulteriori informazioni su questo personaggio enigmatico e sul suo potente regno criminale.