Stupro di Palermo, la deposizione della vittima. Si è tenuto ieri, per oltre sei ore, l’incidente probatorio di fronte al Giudice per le indagini preliminari (Gip) sul presunto stupro di gruppo al Faro di Palermo ai danni della diciannovenne, avvenuto lo scorso luglio. La vittima era presente, in collegamento da un’aula accanto a quella in cui si teneva la seduta, per preservare la sua identità. Per molte ore la giovane ha ripercorso l’orrore, incalzata dalle domande degli avvocati della difesa. La gip è stata dunque costretta a sospendere l’udienza, definendo le illazioni dei difensori “una incursione nella sfera privata che non c’entra col processo”.
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Incidente probatorio per lo stupro di Palermo, la deposizione della vittima
A tre mesi dallo stupro di Palermo, la deposizione della vittima. La giovane, costretta ad agosto a lasciare il suo quartiere per andare in una comunità protetta, ha ripercorso per oltre sei ore quella notte del 7 luglio. Il suo racconto conferma tutte le sue accuse nei confronti del gruppo che l’avrebbe aggredita dopo la scelta di allontanarsi dal centro della città. Ha ribadito che non si trattava di rapporti consensuali.
Il confronto diretto tra la giovane e i suoi sette presunti aguzzini si è svolto in un’aula del Tribunale di Palermo, mentre gli indagati, detenuti da mesi, erano in un’altra stanza nelle vicinanze. Uno degli indagati, l’unico minorenne quando si sono svolti i fatti, affronterà il processo separatamente davanti al giudice dei minori.
Durante la testimonianza, la giovane ha ricostruito gli eventi davanti al Gip e agli avvocati degli indagati, assistita da una psicologa e in presenza del suo fidanzato. Ha raccontato di voler stare solo con Angelo Flores, il membro più “anziano” del gruppo, con cui aveva avuto rapporti in passato ed era innamorata. Il gruppo avrebbe spostato la serata verso un tragico percorso, conducendola verso l’aggressione. La ragazza ha affermato che Flores non era inerte, anzi aveva il ruolo di regista del tutto. Aveva anche ripreso quanto stava accadendo con il suo cellulare e poi l’aveva condiviso con gli amici. Ha ribadito che non c’era consenso da parte sua e ha anche descritto le percosse subite, oltre alle richieste di aiuto rivolte a passanti che non hanno risposto.
Le domande degli avvocati e l’intervento della giudice
Durante il racconto delle presunte percosse, i sei indagati hanno mostrato insofferenza e rumoreggiato. Il Gip ha dovuto intervenire per interrompere le domande invasive degli avvocati dei ragazzi riguardo alle abitudini sessuali della giovane, definendo tali interrogazioni “una incursione nella sfera privata che non c’entra col processo”.
Ora la procura prenderà la parola e probabilmente chiederà il giudizio immediato per tutti gli imputati. Gli avvocati potrebbero rispondere presentando una istanza di abbreviato, fornendo anche perizie e documenti a sostegno della loro tesi secondo la quale la vittima sarebbe “poco credibile”.
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