Non solo morte e dolore dopo la strage di Mestre. C’è anche una storia a lieto fine. I protagonisti sono i membri di una famiglia tedesca arrivata in vacanza da Heidenheim: papà Ferhat, mamma Erine e la loro piccola figlia Zara di appena un anno. Secondo quanto hanno raccontato da loro stessi al quotidiano tedesco Bild, sono vivi soltanto perché hanno tardato di pochi minuti, perdendo così l’autobus. I particolari della vicenda mettono i brividi.
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Strage di Mestre, l’incredibile fortuna della famiglia tedesca
“Abbiamo saltato la corsa delle 19.30 e mi sono lamentato con mia moglie: ‘faremo tardi per colpa tua e non posso guardare la partita di Champions League per colpa tua’. – racconta Ferhat – Abbiamo aspettato la corsa successiva alla stazione Marittima. Abbiamo atteso un’ora: 20.30, 35, 40, il bus ancora non c’era. Altri hanno chiamato l’hotel e hanno detto che c’era stato un grosso incidente, ma ovviamente ancora non sapevamo che era la nostra corriera”.
“Non riuscivamo proprio a decidere dove volevamo mangiare. – ricorda la moglie Erine – Siamo arrivati nel centro storico alle 19, ma non avevo voglia di portare il passeggino sui ponti più grandi. Alle 19.22 ho detto a mio marito: va bene, andiamo a mangiare in albergo”. Ma per loro fortuna non sono riusciti ad arrivare in tempo alla fermata scampando così alla strage di Mestre. “Volevo vedere la partita e volevo mangiare una vera pizza cotta nel forno a pietra qui in Italia. – aggiunge poi l’uomo – E ho notato che a Venezia non c’era. Ho pensato: che mangi qui o in hotel, è la stessa cosa. Ecco perché volevamo andare in hotel con il pullman delle 19.30. Ma lo abbiamo perso e forse è per questo che siamo ancora vivi adesso”.
“Pensavamo che il conducente avrebbe aspettato, se avesse saputo che c’erano altri due ospiti in arrivo. – rivela ancora l’uomo che con la sua famiglia di origine tedesca è scampato alla strage di Mestre – Ma così ci saremmo stati anche noi su quell’autobus. Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino, quando ci siamo davvero resi conto di cos’era successo. Noi diciamo che esiste una buona morte, quella in cui si muore serenamente a letto. Ma poi succedono anche cose del genere. Che dire? Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia”.
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