Non si arresta l’ondata di indignazione e rabbia per la tragica fine di Giulia Cecchettin. Il dolore e l’affetto sono testimoniati fuori dalla casa in cui viveva la 22enne, che è diventata una tomba, il cancello di casa si è trasformato in lapide. Non c’è vita, in questi giorni, nella villetta di Vigonovo che ha visto due sabati fa per l’ultima volta la 22enne varcare la porta di casa per andare a compare le scarpe per la festa di laurea, che si sarebbe dovuta tenere giovedì scorso.
Tantissimi fiori e una lettera per Giulia
Come ogni tomba, anche questa ha fiori: tanti, una quantità enorme, per omaggiare la ragazza uccisa brutalmente: si mescolano ai fiocchi di laurea che Elena Cecchettin, sorella di Giulia, giovedì scorso aveva voluto appendere per festeggiare la sorella, benché assente. Tra i fiori portati per Giulia si trovano anche lettere, disegni, dediche. Una di queste colpisce particolarmente: è di un bimbo di 11 anni, Emanuele, e dice: “Io prometto di non essere mai come Filippo”.
È il messaggio più potente che si trova tra quei fiori: è un alito di speranza che arriva dalle nuove generazioni, forse più consapevoli. I messaggi di Gino Cecchettin e della figlia Elena sono destinati soprattutto a loro, maschi e femmine, al fine di cancellare la cultura del patriarcato. Anche gli adulti, comunque, hanno lasciato messaggi fiori a Giulia, come questo: “Quello che posso e voglio fare, è promettere di crescere i miei due bambini come delle persone che abbiano il rispetto verso se stessi e verso gli altri, che diventino grandi portandosi dentro dei valori, dei motivi per cui fare e non fare certe cose. Finché avrò respiro, insegnerò loro ad essere consapevoli di ogni loro gesto e scelta, voglio che siano, insieme a tanti altri, delle persone che sappiano cosa significa veramente amare”.