Elliot Silverstein, rinomato regista americano celebre per il suo lavoro in “Un uomo chiamato Cavallo“, ci ha lasciato il 24 novembre a Los Angeles a 96 anni. La sua scomparsa è stata annunciata dalla famiglia il lunedì sera successivo. Silverstein iniziò la sua carriera nel mondo del cinema negli anni ’60, con il suo primo grande successo, “Cat Ballou” nel 1965, una commedia western che vedeva come protagonista Jane Fonda e che portò a cinque nomination agli Oscar e un premio all’Academy Award come miglior attore a Lee Marvin. Proseguì la sua carriera dirigendo altri film di successo come “Cominciò per gioco…” nel 1967 e “La macchina nera” nel 1977. “Un uomo chiamato Cavallo” del 1970, si distinse come un cult movie, con Richard Harris nel ruolo di un aristocratico inglese che diventa capo di una tribù di nativi americani che lo aveva inizialmente catturato e torturato. Silverstein lascia un’eredità duratura nel mondo del cinema, avendo influenzato generazioni di cineasti e appassionati con il suo stile distintivo e i suoi narrativi potenti.
Un uomo chiamato cavallo, di cosa parla il capolavoro di Silverstein
“Un uomo chiamato Cavallo” è un acclamato film western del 1970 diretto da Elliot Silverstein. La trama segue John Morgan, un aristocratico inglese interpretato da Richard Harris, che viene catturato dalla tribù Sioux di Mano Gialla durante una battuta di caccia nel West. Sopravvissuto all’attacco in cui i suoi compagni vengono uccisi, Morgan viene schiavizzato e trattato come un cavallo da soma. Nonostante i tentativi di fuga, finisce per comprendere e rispettare la cultura Sioux, guadagnandosi la fiducia e l’amicizia di Batise, un altro prigioniero. Morgan affronta la prova del dolore, una cerimonia tribale, per sposare Tortora Bianca, sorella del capo, e diventa un membro rispettato della tribù. La storia si conclude con un tragico attacco da parte della tribù Shoshone, che porta alla morte di molti, tra cui la moglie di Morgan, Tortora Bianca. Distrutto dal dolore, Morgan lascia la tribù per tornare in Inghilterra. Il film offre uno sguardo autentico e rispettoso sulla cultura Sioux e sfida le convenzioni del genere western tradizionale.
“Cat Ballou” è un film western-commedia del 1965 diretto da Elliot Silverstein. Il film è basato sul romanzo “The Ballad of Cat Ballou” di Roy Chanslor. La trama segue le avventure di Catherine “Cat” Ballou, interpretata da Jane Fonda, una giovane donna che cerca giustizia per la morte di suo padre a opera di un dispotico proprietario di ferrovie. Il film è noto per il suo tono umoristico e satirico, mescolando elementi del western classico con la commedia.
Cat Ballou, una giovane insegnante di musica, torna a casa per scoprire che suo padre è stato ingiustamente impiccato dai sicari del ricco proprietario di ferrovie Sir Frankie Ballou. Determinata a vendicare la morte di suo padre, Cat decide di assumere Kid Shelleen, un ex pistoleroincantato, e il suo fratello Tim Strawn, un eccentrico pistolero ubriacone. Insieme, formano un improbabile gruppo di fuorilegge per affrontare il malvagio Sir Frankie Ballou.
Il film è noto anche per la performance di Lee Marvin, che interpreta sia Kid Shelleen, il pistoleroincantato, che Tim Strawn, il suo fratello malvagio. La pellicola ha ricevuto elogi per la sua combinazione di elementi western e comici, e Jane Fonda è stata candidata all’Oscar come Miglior Attrice per la sua interpretazione di Cat Ballou. “Cat Ballou” è diventato un classico del genere, celebrato per la sua originalità e la sua atmosfera giocosa.