Alberto Rizzotto, nuova autopsia sull’autista della strage di Mestre. Il conducente, 40 anni, era alla guida del bus elettrico che si è schiantato dal cavalcavia vicino alla stazione ferroviaria della città veneta. Il suo cuore evidenzierebbe anomalie meno visibili dell’infarto o altre imperfezioni più facilmente individuabili. Questa seconda analisi dà ragione alle ipotesi del medico legale Guido Viel. Entro il 10 gennaio sarà condotta una terza e specifica autopsia sul cuore di Rizzotto, volta a rispondere a queste ipotesi.
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La causa effettiva della morte di Rizzotto è la frattura cranica, ma questo è un effetto dell’impatto. Si era ipotizzato un malore perché l’autista seguiva terapie cardiache e aveva avuto problemi di recente, ma niente di confermato. Ci sono poi da considerare le condizioni dell’asfalto e del cavalcavia, ma anche eventuali anomalie funzionali dei minibus. Infatti, due settimane dopo lo schianto, sulla stessa tratta c’è stato un rischio con un altro bus elettrico. Il fatto ha portato le istituzioni a sospendere il servizio de “La Linea”.
I dubbi da chiarire sul bus e il cavalcavia
Intanto continuano anche le perizie sul bus, che la sera del 3 ottobre provocò la morte di 21 persone e il ferimento di altre 15. Tre, finora, gli indagati: l’amministratore della compagnia “La Linea”, e due tecnici del Comune. La navetta trasportava turisti da Venezia al camping “Hu” di Mestre. Sotto analisi anche la tenuta effettiva del guardrail. Le analisi proseguiranno nel corso di dicembre, con ulteriori perizie sul mezzo e sul cavalcavia. A febbraio, invece, sono previste le consegne delle analisi sulle scatole nere del bus e la perizia dinamica che dovrebbe chiarire i dubbi sulla rottura del perno dello sterzo: causa o effetto dell’incidente?