Il divario socio-economico tra il Nord e il Sud Italia è da sempre al centro delle considerazioni della Lega, ma ciò che rende peculiare questa attenzione è la sua enfasi quando si tratta di rivendicare le esigenze del Nord a discapito del Sud. Nelle prime ore di questa notte, il leader della Lega, Matteo Salvini, insieme ai suoi sostenitori, ha voluto ribadire questa posizione varando un Ordine del Giorno (Odg). A guidare questa iniziativa sono stati i leghisti Andrea Giaccone e Rossano Sasso, che mirano a impegnare il governo in una rivalutazione degli stipendi degli insegnanti in base alla regione in cui vivono.
Stipendi più alti al Nord, contro le “diseguaglianze sociali”
L’Odg della Lega propone di “valutare l’opportunità di prevedere, con apposito provvedimento, un intervento sulla contrattazione del pubblico impiego”. In particolare, l’ordine auspica “per alcuni settori, come ad esempio nel mondo della scuola, un’evoluzione della contrattazione”, suggerendo l’adozione di “una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività”. La motivazione leghista, interpretata con un certo sarcasmo, sembra riflettere una preoccupazione che il benestante Nord possa diventare improvvisamente impoverito, schiacciato dal potente e fiorente tacco della Penisola: “Lo stipendio unico nazionale potrebbe comportare diseguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo”.
La reazione del Pd: “Colpo alla coesione nazionale”
Il Partito Democratico, rappresentato da Marco Sarracino, membro della segreteria di Elly Schlein, ha reagito fortemente all’Odg leghista. Sarracino ha dichiarato: “La destra torna a sdoganare il principio delle gabbie salariali, perché con l’ordine del giorno presentato dalla Lega e approvato in piena notte, si punta esplicitamente a classificare i cittadini del Meridione e delle aree interne quali cittadini di serie B. Per la destra, un medico, un infermiere, un insegnante del Sud deve guadagnare meno di un suo collega del Nord: è un colpo alla coesione e all’unità nazionale, che si aggiunge allo scellerato progetto di autonomia differenziata, mentre già oggi lo Stato italiano investe per un cittadino del nord circa 18mila euro l’anno, mentre per uno del Mezzogiorno circa 13mila”.