Grave lutto nel mondo della psicanalisi e della psichiatria per la scomparsa di uno dei suoi più importanti esponenti. È morta infatti all’età di 96 anni Graziella Magherini, la psichiatra che scoprì la Sindrome di Stendhal. La scienziata si è spenta ieri sera nella sua casa di Firenze. Da qualche anno era rimasta vedova del marito, il professor Ivan Nicoletti. Come appena accennato, è a lei che si deve la scoperta della cosiddetta Sindrome di Stendhal. Si tratta di quel particolare stato di smarrimento ed estasi che colpisce alcuni di fronte alla grandezza dei capolavori dell’arte.
Non a caso la psichiatra Graziella Magherini ricondusse questa sindrome al malessere da cui venne colpito lo scrittore francese Marie-Henri Beyle (il cui pseudonimo era appunto Stendhal) nel suo celebre libro “Roma, Napoli e Firenze”, scritto nel 1817 dopo un viaggio in Italia, quando uscì dalla basilica fiorentina di Santa Croce.
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La carriera di Graziella Magherini
Graziella Magherini era nata a Firenze nel 1927. Ed è lì che si laureò in Medicina nel 1951. A 28 anni si specializzò in Psichiatria, mentre a 33 anni ottenne la libera docenza. Fu tra i maggiori promotori della riforma dell’assistenza psichiatrica in Italia. In seguito si trasferì a Santa Maria Nuova assumendo anche la direzione del Dipartimento di Salute mentale del Centro di Firenze.
E fu proprio grazie a questa esperienza a Santa Maria Nuova che la psichiatra appena morta giunse a descrivere la Sindrome di Stendhal. Fu lì infatti che osservò tra i turisti ricoverati una nuova forma di scompenso psichico, acuta e benigna, di breve o brevissima durata. I turisti stranieri che si recavano a Firenze sembravano come incantati e, in diversi casi, si dovette ricorrere al ricovero in ospedale con affanni e svenimenti. Ora il fenomeno scoperto da Graziella Magherini viene studiato in tutto il mondo.
Cos’è la sindrome di Stendhal
La Sindrome di Stendhal, nota anche come sindrome di Firenze o sindrome da iperculturazione, è un fenomeno psicosomatico che causa un’intensa reazione emotiva, spesso accompagnata da sintomi fisici, di fronte a opere d’arte particolarmente belle o a un’accumulazione di opere d’arte in uno spazio ristretto. Il termine prende il nome dal famoso scrittore francese Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle) che, nel 1817, descrisse la sua esperienza durante la visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze. Fu sopraffatto dall’arte e dalla bellezza della città, esperienza che lo portò a soffrire di vertigini, palpitazioni e un senso di disorientamento.
La Sindrome di Stendhal non è riconosciuta ufficialmente come una condizione medica nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) o nell’ICD-10 (Classificazione Internazionale delle Malattie), ma è oggetto di interesse sia nella comunità medica sia in quella psicologica. Le persone colpite da questa sindrome possono sperimentare una vasta gamma di sintomi, tra cui tachicardia, vertigini, confusione, allucinazioni, o persino svenimenti, in risposta alla visione di opere d’arte particolarmente toccanti o in ambienti culturali densi di stimoli artistici.
Alcuni studiosi suggeriscono che queste reazioni possano essere causate da un sovraccarico emotivo o da una sorta di “intossicazione” estetica. Altri suggeriscono che possa essere più comune tra le persone particolarmente sensibili o quelle non abituate a interagire con l’arte. Nonostante la mancanza di riconoscimento ufficiale come disturbo, la Sindrome di Stendhal è un interessante esempio di come l’arte possa influenzare profondamente la psiche umana, evidenziando il potere dell’arte e della bellezza di evocare reazioni emotive intense.
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