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Discarica abusiva a Fiumicino: “Dipendente regionale ha fatto morire il fratello disabile tra gli escrementi”

Maltrattamenti in famiglia, abbandono di incapace, morte in conseguenza di un altro reato. Sono gravi le nuove accuse contestate dalla Procura di Roma a Tiziana Colantoni, l’archivista della Regione Lazio sospesa dopo l’arresto a fine dicembre per reati ambientali. La donna avrebbe fatto vivere il fratello in mezzo agli escrementi di animali nella maxi discarica di 18 ettari scoperta al Portuense dalla polizia di frontiera.
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Il nuovo fascicolo della Procura di Roma

Dopo Natale, la polizia mette a segno il blitz nell’area di Portuense, segnalata anche dai piloti di linea che ogni giorno vedevano dalle loro cabine di aereo la colonna di fumo che arrivava dal casolare che veniva utilizzato come inceneritore. Ma lì dentro, per circa 8 anni calcola chi indaga, avrebbe vissuto anche Marco Colantoni.

Chi è Marco Colantoni

Marco Colantoni è il fratello disabile cinquantenne dell’indagata che, secondo quanto ricostruito, viveva segregato in quella proprietà. Gli investigatori lo hanno trovato in mezzo alle feci di animali, mal vestito e denutrito. Parzialmente cieco e dializzato: avrebbe avuto bisogno di assistenza continua. «Portatemi via di qua, lontano da questo posto», aveva detto ai poliziotti. Ma i soccorsi immediati e il ricovero non lo hanno strappato, tre giorni dopo, alla morte. Adesso si aspetta l’esito dell’autopsia, già disposta dal pm Antonio Clemente. La polizia, nel frattempo, sta ascoltando amici e conoscenti di Marco Colantoni, ex venditore di marionette prima di ammalarsi. «Non lo vedevo da anni, si era estraniato dal mondo, era una brava persona», ha riferito uno degli amici di Colantoni. Che prima di morire aveva anche riferito: «Nemmeno so quanto prendo di pensione». Gli investigatori, invece, sì: hanno calcolato una pensione di invalidità di duemila euro. Alcune banconote sono state trovate nascoste proprio tra gli escrementi. E adesso c’è da capire se la Colantoni lo abbia privato della vita sociale proprio per potersi prendere i soldi.

I rifiuti mai tolti

La maxi discarica abusiva con rifiuti pericolosi è esattamente come Tiziana Colantoni l’ha lasciata: per la bonifica di questa “terra dei fuochi” ci vorranno almeno 100 autotreni e 300mila euro minimo da sborsare, secondo chi indaga. Ma nessuno si muove per liberare quell’area, dove tra l’altro un imprenditore dell’Alto Adige 11 anni fa voleva costruire un hotel e ha speso 4milioni e 800mila euro andati persi. Restano rifiuti speciali, chimici, sanitari, vernici. Il tutto ammassato sul terreno e poi incenerito dall’archivista.

L’imprenditore che voleva costruire un hotel ed è stato minacciato

«Quell’area mi venne concessa dal Comune come risarcimento per l’esproprio di un terreno a Villa Pamphilj – dice l’imprenditore alberghiero Lanz Lanthaler – Ho fatto denunce, sono stato minacciato, accusato ingiustamente. Per 11 anni non ho avuto a disposizione il mio immobile, occupato abusivamente da Tiziana Colantoni. Non intendo spendere altri soldi, il Comune faccia qualcosa».

Il rischio allagamento

Adesso c’è anche il rischio di un allagamento perché gli investigatori hanno scoperto un altro scempio: una condotta dell’acqua che passa sotto l’autostrada per Fiumicino è stato trasformato in un cassonetto da tre metri di diametro. Lì dentro la polizia ha trovato di tutto e sta cercando di ricostruire l’effettivo giro di affari della Colantoni, indagata insieme a 11 imprenditori edili e del settore dei traslochi.

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