In gergo viene chiamata “febbre spaccaossa”, per uno dei sintomi più frequenti, i dolori muscolari e articolari, ma nei casi più gravi la dengue può anche provocare emorragie e perfino uccidere, soprattutto in caso di reinfezione, come capita nei Paesi dove è endemica. La Dengue sta preoccupando l’Italia e il ministero interviene per mettere un freno ai pericoli. Oggi il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, ha incontrato con una delegazione Usmaf Sicilia il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno: “Per dare concreta attuazioni alle recenti circolari anti-Dengue, su input del ministro della Salute Orazio Schillaci, stiamo svolgendo un monitoraggio in tutte le Usmaf italiane affinché l’ultima circolare venga applicata nei porti e aeroporti e si faccia ogni sforzo possibile affinché la Dengue non attecchisca in Italia. Azioni concrete perché prevenzione prima di tutto”, ha detto Vaia.
La situazione ha spinto il nostro ministero della Salute a diffondere una circolare per innalzare il livello di allerta in porti e aeroporti, al fine di evitare l’introduzione di nuovi vettori, perché il virus della dengue non si trasmette da persona a persona, come il Sars-CoV-2, ma ha bisogno di una zanzara che punga chi è già malato, si infetti e poi punga un’altra persona. L’ultima circolare chiede alla Regioni una stretta su prevenzione e sorveglianza.
Le raccomandazioni
Si raccomanda di “potenziare la sorveglianza dei casi umani di Dengue su tutto il territorio nazionale, soprattutto in termini di tempestività, di rispetto dei flussi di comunicazione e sensibilizzando gli operatori sanitari, tra cui pediatri di libera scelta e medici di medicina generale, per permettere la rapida identificazione dei casi; implementare tutte le azioni di bonifica ambientale previste, mirate a ridurre i siti di proliferazione e di riparo per le zanzare (ad esempio: rimozione dei potenziali focolai larvali, pulizia e manutenzione di quelli inamovibili, sfalcio della vegetazione incolta); provvedere alla predisposizione, previa programmazione, di misure locali di monitoraggio e di contrasto dei vettori; individuare, come da linee guida riportate in allegato Pna 2020-2025, tutti i potenziali siti a rischio di introduzione di nuove specie di zanzare invasive, quali Aedes aegypti, e predisporre tutte le misure di sorveglianza e controllo atte a prevenire e contrastare il possibile ingresso e successiva diffusione di questi potenziali vettori di arbovirosi”.
L’epidemiologo Massimo Ciccozzi, che negli ultimi anni ha pubblicato 9 studi sulla Dengue, in tal proposito ha dichiarato: “La filogenesi della Dengue ci dice che è endemica nei Paesi tropicali sud tropicali. La zanzara Aedes aegypti è il suo vettore naturale e in Italia, visto il nostro clima diverso da quello tropicale, non riesce ad attecchire. Ma, va detto, fece capolino quasi un secolo fa ad Atene e recentemente sembrerebbe a Cipro. Il ministero della Salute si è mosso bene, le tre circolari del direttore della Prevenzione Francesco Vaia vanno nella direzione giusta e sono state molto puntuali. Ma i Comuni e le Regioni devono far partire i piani anti-Dengue perché siamo in ritardo. Non la dobbiamo far arrivare la Aedes aegypt dal Brasile, ad oggi la ‘nostra’ zanzara tigre ancora non è il vettore favorito per la Dengue e questo ci pone un leggero vantaggio. Evitare quindi il troppo allarmismo che si legge sui social”.
Massimo Clementi, alla luce dell’emergenza con cui si sta misurando il Brasile in queste settimane, e in generale in Sudamerica, e delle segnalazioni in crescita in Italia ha dichiarato: “I casi di Dengue problematici sono uno su 20-30 e riguardano in particolare quelli di seconda infezione. Per cui soltanto quando c’è una circolazione ampia del virus si osservano casi gravi, impegnativi dal punto di vista clinico. Altrimenti è un’infezione di modesta entità. Su questo fronte, dunque, ci sono segnali che richiedono attenzione, ma non sono segnali di grossa emergenza. Senz’altro non va sottovalutato il fatto che il vettore» di questa malattia «esiste in Italia, e può voler dire che esistono le condizioni per una trasmissione del virus» sul nostro territorio.
Ha infine dichiarato: “Questi vettori sono entrati via via nel tempo anche in Italia», ricorda Clementi facendo riferimento alla zanzara tigre che “è presente in Italia dagli anni ’90, da fine secolo scorso-inizio di questo secolo. Ciò favorisce le condizioni per la trasmissione autoctona. Ed è anche un po’ legato al cambiamento climatico, all’aumento delle temperature che stiamo osservando”, ragiona l’esperto. Ci sono dunque una serie di condizioni che stanno rendendo il Belpaese più adatto. “Rischiamo certamente – conclude – di diventare un Paese con caratteristiche di Paesi tropicali”.