Shelley_ai è un sistema in grado di comporre brevi racconti horror, partendo da un incipit dell’utente
E se l’intelligenza artificiale fosse in grado di superare l’uomo anche in una delle sue eccellenze più intime e sublimi?
L’esercito degli algoritmi, armato fino al collo, equipaggiato e foraggiato dall’uomo stesso, sta per attaccare anche una fortezza apparentemente inespugnabile: comincia l’assalto alla letteratura.
In questi periodi infuocati dalla discussione sulle potenzialità future dell’I.A., si sono ipotizzati milioni di scenari, c’è chi parla di un mondo migliore, chi sottolinea la rivoluzione del lavoro, chi ha prefigurato crisi senza precedenti, altri hanno perfino pensato ad una guerra dei robot, di certo c’è che nessuno aveva mai messo in dubbio la sopravvivenza dell’insostituibile creatività umana. Fino ad ora…
Si dice che una macchina, seppur dotata di una vera e propria intelligenza autonoma, non possa avvicinarsi alle emozioni, alle sensazioni, alle rivelazioni intime ed interiori, tipiche dell’essere umano, ma forse non è davvero così.
Dopo il primo dispositivo in grado di comporre poesie, ecco l’avvento di Shelley_ai: l’algoritmo che scrive brevi storie di paura. In contemporanea con la Halloween Mania, che ogni anno, sul finire di ottobre, travolge l’universo, costellandolo di maschere terrificanti e zucche mostruose, il Media Lab del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston lancia questo speciale scrittore-robot che sta decisamente spopolando su Twitter.
Fin dai primi racconti di scienziati pazzi, che davano vita a tremende creature da laboratorio, in grado di pensare ed agire come un uomo, mostri capaci di provare sentimenti ed emozioni, la fantascienza si è sbizzarrita sui possibili scenari horror del futuro. Adesso sono le macchine stesse a dare vita a racconti di paura, Shelley_ai, è in grado di comporre una storia, partendo dagli spunti degli utenti: si digita un incipit ed il sistema prosegue la narrazione, inventando scenari e sviluppi.
Ecco che gli utenti possono sbizzarrirsi a leggere dei veri e propri ‘corti d’horror’ con tanto di particolari e colpi di scena.
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Xiaoice: il poeta di latta
Un algoritmo che scrive un libro? Ormai non è certo più una chimera, siamo alle porte di un altro grande sconvolgimento, questa volta ancora più impressionante.
La raccolta dei poesie lanciata dalla casa editrice cinese Pechino Cheers Publishing è il primo esempio di letteratura artificiale, opera di Xiaoice, il poeta robot, chatbot in grado di far vacillare le certezze di molti scettici. In certi casi non si riesce proprio a distinguere parti composte dall’intelligenza artificiale, da pezzi fatti con la farina del sacco degli umani.
Uno scenario inquietante? Per molti sì. C’è chi sostiene che, assolutamente, le macchine dotate d’intelligenza autonoma, non riusciranno mai a raggiungere il livello di ispirazione umano: passione, emozione, sentimento, trasporto, percezione, sensazione, sono termini che resteranno un tabù per il potentissimo esercito degli algoritmi.
Sono in tanti, però, anche gli esperti che affermano l’esatto contrario: le macchine saranno presto in grado di comporre opere di caratura simile a quella dei grandi scrittori in carne ed ossa, fino a superarli.
Una sfida dell’uomo all’uomo, un superamento della tecnologia, da parte della tecnologia: staremo a vedere.
Intanto possiamo solo riflettere, senza avere troppa paura, per quello ci pensa Shelley_ai: il Dario Argento dei robot.
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