Mentre in Europa si sta litigando forte per eleggere i nuovi vertici dopo l’esito delle ultime elezioni, anche in Italia si ragiona sul ruolo del nostro Paese e soprattutto della premier Giorgia Meloni (che ha sfondato alle urne). Al di là del voto degli europei, è possibile che si ripresenti ancora una volta lo stesso schema visto negli ultimi cinque anni, con Ursula von der Leyen lanciata verso il bis con Popolari, Socialisti e Liberali. Questo schema, però, non convince tanti, tra cui Massimo Cacciari che, intervistato da Il Tempo, ha analizzato quali saranno i possibili scenari futuri europei: “Se si conferma la maggioranza precedente, ovvero ci saranno solo centro, popolari, socialdemocratici e liberali, sarà una soluzione molto debole. Sono convinto, comunque, che verranno, se non subito, nel corso del tempo, in soccorso altre forze della cosiddetta destra. Sicuramente l’asse si sposterà in quella direzione”. Quanto a Giorgia Meloni, secondo il filosofo la presidente del Consiglio è la leader di destra che si è mossa in maniera più intelligente in Europa. “Ha fatto capire, in modo chiaro di aver superato ogni nostalgia sovranista, nazionalista, nonché di una destra radicale, accreditandosi presso tutti coloro che contano sulla faccia della terra, potenze economiche, finanziarie e Stati Uniti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Un modus operandi, quello di Meloni che, a detta di Cacciari, dovrebbe essere seguito anche da Marine Le Pen. “Deve diventare simile alla Meloni se vuole puntare alla presidenza della Repubblica in Francia. Altrimenti farà un governo che durerà un anno e poi perderà le presidenziali”. Infine, Cacciari dà un bel ceffone alla sinistra, soprattutto a “certa” sinistra: “A vincere è quella destra che non ha nulla a che fare con fascismi o nazionalismi modello Orban. Vince la destra che non ha nulla a che vedere con quella con cui se la prendono i cantori di Bella Ciao”. La chiusura: “La Meloni, che nella destra europea è quella che ragiona di più, oggi proverà ad avere il massimo nella composizione della Commissione, senza porre un problema radicale di cambiamento”.