Baidu è un nome piuttosto conosciuto. Si tratta di un colosso cinese dei servizi Internet, il principale motore di ricerca in lingua cinese per Web, file audio e immagini. Ma si occupa anche di intelligenza artificiale e ha prodotto un’auto elettrica supertecnologica. Ma se oggi la società è balzata agli onori della cronaca non è per ciò che realizza, ma per le “gesta” di una sua manager. Qu Jing, questo il nome della donna, era direttrice delle Public Relations dell’azienda, nonché Vicepresidente di Baidu. Ed è diventata famosa e virale in Rete per i suoi allucinanti metodi nei confronti dei dipendenti. La sua presentazione, divulgata da lei stessa su Douyin, un social cinese che potremmo paragonare al nostro TikTok, recitava così: “Chi lavora qui dev’essere disponibile 24 ore su 24“, ordinava la Jing. “Il telefono si tiene sempre acceso, non si chiedono ferie, non ci sono fine settimana. Si lavora anche 50 giorni di fila, non conta il vostro benessere, mi interessano solo i risultati: non sono vostra madre”. (continua dopo la foto)
La responsabile delle pr (!) concludeva così le sue “lezioni” sul comportamento aziendale: “Tenete sempre presente che mi basta una parola per farvi diventare disoccupati a vita in questa industria”. Insomma, un comportamento che persino nella non proprio liberale Cina è stato ritenuto inaccettabile. I video di Qu Jing sono stati visti da 150 milioni di persone e hanno raccolto una marea di critiche. In uno dei filmati, la manager affermava che “io non sono vostra madre, e comunque vi dico che non so neanche che classe frequenti mio figlio, perché non ho tempo fuori dal lavoro”. La deliziosa mammina, bersagliata da un coro di critiche, successivamente si è accorta di avere esagerato e, bontà sua, ha cancellato i video e ha pubblicato un post in cui si dichiarava pentita e giurava di avere fatto tesoro delle critiche ricevute. Ma le gesta della mega direttrice che bullizzava i suoi dipendenti, oltre a schiavizzarli, sono costate un calo del 2% in Borsa a Baidu. (continua dopo la foto)
Per una società che ha una quotazione complessiva superiore al miliardo, significa qualche decina di milioni di perdita. Troppo. E infatti Qu Jing, nonostante la precipitosa marcia indietro, non è riuscita a salvare il posto ed è stata cacciata dalla società. Il problema è che il suo, in Cina, non sembra essere un caso isolato. Soprattutto nel settore tecnologico, dove vige la cultura del superlavoro. Non solo per chi fa carriera, ma anche per i semplici impiegati che vogliono salvare il posto di lavoro. Non a caso le aziende di alta tecnologia usano il numero “996“: che sta per “dalle 9 di mattina alle 9 di sera, 6 giorni alla settimana“. Questi i follli orari di lavoro per i poveri impiegati (straordinari esclusi). Quindi Qu Jing una cosa buona, almeno, l’ha fatta: con i suoi video di umiliazione pubblica dei dipendenti, ha portato alla luce un problema che nel mondo del lavoro cinese rappresenta una realtà quotidiana.