La situazione economica europea è in una situazione di sostanziale stallo. Fra Paesi che crescono poco e la “locomotiva” continentale, la Germania, che addirittura affronta da tempo un periodo recessivo. In questo contesto non lasciano tranquilli i dati raccolti da Confindustria sullo stato della nostra economia. Nel rapporto “Congiuntura Flash” del centro studi degli industriali, infatti, si legge che la (modesta) crescita italiana è “squilibrata“. Potrebbe sembrare un’affermazione strana, invece offre un ritratto piuttosto preciso della situazione. A differenza di quello che molti credono, non basta che un Paese cresca per indicare un buon andamento dell’economia. Ma è necessario che le varie componenti di quella crescita viaggino in armonia. Cosa che non succede da noi: e la “colpa” è degli italiani. Non perché abbiano fatto qualcosa di male, anzi. Ma perché, paradossalmente, con stipendi sempre meno adeguati e un costo della vita in costante aumento, si sta verificando una contrazione piuttosto evidente dei consumi interni. (continua dopo la foto)
Come spiega Confindustria, il nostro Pil si mantiene su un segno positivo (+0,3%) grazie al boom del Turismo, soprattutto quello straniero. Un altro dato positivo è quello delle esportazioni, una notizia che però è un’arma a doppio taglio perché, come insegna la crisi tedesca, se non c’è equilibrio fra export e consumi interni alla fine i conti dello Stato ne risentono. Ed è qui che i nodi vengono al pettine: perché se la voce servizi è positiva, la produzione industriale italiana è in costante calo: -1,3% nell’ultimo trimestre rilevato. Questo perché, come fa notare Confindustria, “alla crescita economica manca il contributo dei consumi interni“. Questo per effetto dell’aumento del costo della vita, soprattutto nel settore energetico e alimentare, generato anche dall’inflazione. Per lo Stato è un problema perché sotto osservazione di Ue e mercati ci sono il rapporto deficit/Pil e debito/Pil. Se la crescita interna è bassa, questi due dati peggiorano. “Nel primo trimestre del 2024”, spiega Confindustria, “il Pil italiano è cresciuto dello 0,3%, ma la produzione industriale e i consumi di beni si sono contratti“. (continua dopo la foto)
“Influiscono negativamente i problemi nei trasporti mondiali di merci, l’energia ancora cara, i tassi di interesse ai massimi. La fiducia di famiglie e imprese è in calo“. Questo è un dato importante, perché riflette la percezione che le imprese e i cittadini hanno della situazione nei loro rispettivi ambiti. E in Aprile tutti gli indicatori della fiducia sono risultati negativi. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, l’indice della fiducia è passato da 50,4 a 47,3. Un numero che preoccupa perche sopra i 50 indica una situazione di crescita, sotto i 50 invece segnala una contrazione. L’Italia, insomma, si appresta ad affrontare un periodo di grande difficoltà. Fra poco sarà avviata la procedura di infrazione per deficit e debito eccessivi, e questo significa che il Governo dovrà trovare il modo di recuperare diversi miliardi per migliorare i conti. E siccome è già in difficoltà per trovare le coperture alle spese previste nella Finanziaria, questo potrebbe significare l’inizio di un nuovo periodo di austerity e tagli alla spesa. Che però si andrebbe ad abbattere su un Paese già esausto, così come i suoi abitanti. E causerebbe, con tutta probabilità, un nuovo calo dei consumi interni. Un serpente che si morde la coda.