Il dato arriva da uno studio commissionato dalla Commissione Europea sull’adeguatezza nella gestione delle pensioni. E sono numeri che non fanno piacere. Secondo il report di Bruxelles, infatti, in 17 Stati membri dell’Unione la differenza fra le pensioni a basso reddito e quelle ad alto reddito è più alta in termini netti che in termini lordi. Semplificando, ciò vuol dire cle i pensionati che già godono di un assegno di importo minore vengono tassati più di quelli “fortunati” che ricevono un assegno cospicuo. Purtroppo, in questa non edificante classifica l’Italia si piazza al primo posto. E’ proprio da noi che è stata rilevata la forbice maggiore. Non è il solo dato negativo. Dall’indagine emerge anche come i pensionati a basso reddito nel nostro Paese siano stati i più colpiti dall’inflazione. Il valore degli assegni nel 2023 è calato del 3% rispetto all’anno precedente. Su questo dato, però, peseranno in positivo le misure governative introdotte dopo questo periodo proprio per mitigare l’impatto inflattivo.
Resta il fatto che nel nostro Paese chi riceve una “pensione d’oro” gode di una tassazione più favorevole rispetto a chi fatica ad arrivare a fine mese. E su questo bisognerebbe riflettere. Lo studio della Commissione, oltre ai dati sulle tasse applicate alle pensioni, contiene anche una valutazione che ci tocca da vicino. Quella che riguarda l’invecchiamento della popolazione., che registra anche in questo caso una situazione di rischio per l’Italia. Per questo, da Bruxelles lanciano un allarme sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano. In data odierna, gli assegni previdenziali ammontano al 15,6% del Pil nazionale. Un dato che è destinato a peggiorare: per il 2035 questa percentuale salirà infatti al 17,2%. Anche se il problema è diffuso, nessun altro Paese europeo è nelle stesse condizioni. E la percentuale di anziani rispetto al resto della popolazione, da noi è destinata a salire al 30% entro il 2035. E’ la più alta di tutti i Paesi dell’Unione.
Bruxelles prevede anche che entro la stessa data la popolazione italiana si ridurrà di circa 400.000 unità. Secondo il presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps Roberto Ghiselli, l’ente previdenziale vedrà il suo bilancio passare dai 23 miliardi di attivo attuali a un passivo di 45 miliardi nel 2032. Il nostro Paese, ma con noi tutto l’Occidente, si troveranno dunque ad affrontare un problema insormontabile. A meno di cominciare sin da ora a pensare a un sistema economico che funzioni in maniera diversa, perché non è razionale né etico pensare di costringere le persone a lavorare fino praticamente alla fine della loro vita. Anche perché questo formerebbe un tappo all’accesso al lavoro delle nuove generazioni.