La Direttiva europea sulle Case Green è una tegola sulla testa degli italiani. Infatti, stando ai dati di Confedilizia, il 77% vive in casa di proprietà (19,8 milioni di famiglie sulle), case alle quali ora dovrà apportare sostanziali modifiche e ristrutturazioni per renderle a norma, visto che in base ai nuovi criteri solo il 4% lo è già. Crif, nell’ambito del proprio ESG Outlook – osservatorio sulla sostenibilità di imprese, individui e immobili – ha analizzato gli scenari possibili in base a diversi fattori. L’analisi è stata ripresa dal Quotidiano Nazionale. Ricordiamo che dal 1° gennaio 2030 è previsto che tutti gli immobili (residenziali e non) di nuova costruzione siano a emissioni zero; per gli immobili residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 20-22% entro il 2035 (garantendo almeno il 55% della riduzione di consumo medio di energia primaria attraverso la ristrutturazione di edifici a bassa prestazione energetica); per gli immobili non residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 26% entro il 2033. I costi per i proprietari sono esorbitanti.
Secondo i dati Siape e Crif, attualmente solo il 4% degli immobili residenziali italiani è in classe energetica A. Crif nell’elaborazione attraverso modelli statistici ha stilato tre possibili scenari distinti che considerano l’evoluzione delle classi energetiche degli immobili residenziali in Italia entro il 2050. “Nello scenario più avverso, la riduzione di immobili in classe G sarà limitata – nel 2030 rappresenteranno il 34% e nel 2050 il 29% del totale degli immobili – mentre la quota della classe energetica A migliorerà lentamente, passando al 6% nel 2030 e al 14% nel 2050. Lo scenario intermedio contempla moderati sforzi per migliorare l’efficienza energetica, in linea con le tendenze in atto e supportati da incentivi paragonabili a quelli già in vigore, che porteranno a un graduale miglioramento delle classi energetiche degli immobili, con la riduzione degli immobili di classe G al 13% e con immobili di classe A che coprono il 31% nel 2050 del totale degli immobili. Tuttavia, resterebbe una significativa quota di edifici appartenenti alle classi meno efficienti. Considerando invece lo scenario ottimistico, si riscontrano miglioramenti più netti, con una riduzione degli immobili in classe G al 26% entro il 2030 e al 7% entro il 2050, e un aumento significativo degli immobili in classe A che toccano il 14% nel 2030 e il 37% nel 2050 sul totale degli immobili”.
In tutto questo trambusto un ruolo centrale lo svolgeranno ovviamente le banche, chiamate a “incanalare i flussi finanziari verso progetti e immobili sostenibili e la riqualificazione energetica“. E qui sta un altro grande problema: l’erogazione dei mutui. Il mercato immobiliare sta già soffrendo molto a causa della direttiva Case Green. Chi vuole vendere sa che dovrà investire migliaia e migliaia di euro per l’efficientamento della casa, altrimenti sarà invendibile; altrimenti dovrà venderla con una svalutazione disarmante. Chi non riesce ad arrivare a fine mese si ritrova così in una posizione scomodissima, con i grandi colossi internazionali pronti come avvoltoi a mettere gli artigli sulle macerie dei poveracci.